Maino, dal calcio a Cantù
«Per il clou saremo pronti»
Giocava difensore in serie D, lo fermò un brutto infortunio: ora è nello staff di Sodini. «Un anno difficile»
Una prima vita nel calcio, ora un lavoro nel basket (e non solo). Paolo Maino, fisioterapista della Pallacanestro Cantù, è al suo secondo anno consecutivo nel basket. Ex calciatore professionista – ruolo difensore centrale -, cresciuto nel Como, con esperienze in B e C all’Albinoleffe e al Molfetta, a 33 anni sarebbe ancora “in età” per giocare a calcio. Ma gli infortuni lo hanno reso spesso un giocatore a mezzo servizio. E allora, meglio studiare e darsi un futuro diverso.
Carriera
La sua è stata una carriera brevissima, costellata di infortuni. Il primo quasi “fantozziano”, quando era pronto per l’esordio nel Como: «In Coppa Italia di D nel 2005 sono entrato in campo e mi sono rotto il crociato dopo un quarto d’ora. L’allenatore? Il grande Jack Gattuso…».
Forse anche segnato da infortuni di vario genere, è passato dall’altra parte della barricata. È diventato fisioterapista, ha uno studio in Svizzera a Melide e da due stagioni è nello staff di Cantù, elemento prezioso del cosiddetto “spogliatoio B”. Un’esperienza che comincia a essere importante: «Questa stagione, per come stanno andando le cose, vale doppio. Ci sono stati infortuni gestibili normalmente in pochi giorni o settimane, diventati spesso un po’ più lunghi. Perché va a fortuna anche lì».
Un paio di esempio su tutti: «La caviglia di Severini. Sembrava una distorsione normale, ma alla fine c’è stato un percorso lungo. Penso anche alla contusione alla coscia di Bucarelli, un infortunio che si smaltisce correndo, ma che l’edema ha complicato». Senza parlare poi del Covid: «Ci stiamo passando in mezzo. Ora dobbiamo solo recuperare per poi andare partire spediti perché inizia la parte decisiva della stagione».
Cantù a marzo giocherà praticamente ogni tre giorni, un frullatore: «La verità è che faccio parte di uno staff importante per la A2 e siamo pronti per questo ciclo terribile, è una bella sfida. Per la parte atletica abbiamo poi un fuoriclasse della materia come Pedretti: in collaborazione con i tecnici, saprà dosare le forze e gestire i giocatori».
Per Maino, il secondo anno a Cantù è una palestra continua: «Retrocessione a parte, lo scorso anno è stata una bellissima esperienza, formativa e impegnativa, ben vengano i sacrifici. Che situazione: vedevo il “mio” Como lottare per salire in B e noi che retrocedevamo… Quest’anno vedo più determinazione nel gruppo: vedo “fame”, giocatori che guardano le statistiche per migliorare e non per specchiarsi. Vedo una squadra arrabbiata se perde e credo sia l’atteggiamento giusto».
Calcio
E il calcio? «Non l’ho abbandonato. Seguo nel mio studio “multisport” calciatori dilettanti. Ma anche piloti, pallanuotisti, non mi faccio mancare nulla». Il campionato del Como lo sta entusiasmando: «Ai miei tempi bastavano 40 punti, ora il Como raggiunga quota 40-43 per poi iniziare a divertirsi, perché sa dare fastidio a tutti. E sono convinto che anche la società ci farà divertire nei prossimi anni». E Cantù? «Sono troppo scaramantico, dico solo che in A2 non ci deve stare…».
L. Spo.
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