Monguzzi fa coraggio alla Libertas

Intervista «C’è tanta voglia di iniziare, di dimostrare che Cantù è una società e una squadra sempre temibile,

«A qualsiasi giocatore piace giocare, meno la preparazione, che è una fase di fatica». Dario Monguzzi, dall’altro della sua esperienza, può dire ormai praticamente tutto quel che pensa. Classe 1984, alla Pool Libertas ormai da una vita sportivamente parlando, sa bene che ogni stagione parte da un imbuto fatto d’applicazione e rigore «da cui bisogna passare per forza», per poi raccoglier i frutti del lavoro nel corso del successivo campionato.

Così è anche a Cantù, con la serie A2 di pallavolo maschile che parte tra un mesetto e la sensazione che la 2023-2024 «sarà una stagione lunga, che non prevede pause, difficile e molto equilibrata». La sua Libertas, nel quadro delle partecipanti, ha poco o nulla in meno delle contendenti più blasonate.

«C’è tanta voglia di iniziare, di dimostrare che Cantù è una società e una squadra sempre temibile, che in questi anni sta facendo passi da gigante sia sotto l’aspetto tecnico sia in termini organizzativi attraverso una società che non ha nulla da invidiare alle altre», dice Monguzzi.

Detto dell’appena retrocessa Siena e di Cuneo, piazze che tradizionalmente hanno alle loro spalle un’organizzazione un pelo superiore alle altre, la Libertas è andata via professionalizzandosi nel corso degli ultimi anni, seppur mantenendo nelle mani salde della famiglia Molteni (papà Ambrogio e Matteo, il figlio, sono rispettivamente presidente e vicepresidente del sodalizio) la componente decisionale. Questo fa sì che il clima attorno alla squadra sia familiare, senza particolari pressioni per i giocatori.

© RIPRODUZIONE RISERVATA