Oikonomidou: «L’Italia
mi ha conquistato»

La giocatrice greca si racconta: da Haifa, popolosa città israeliana, ad Albese con Cassano

Da Haifa, popolosa città israeliana, ad Albese con Cassano. Il tutto, nel volgere di pochi giorni, quelli che, a cavallo dello scorso mese di agosto, la portarono nella provincia comasca da quell’Israele nella quale s’era fatta ammirare su tutti i principali campi da gioco. Ma la filosofia della gente con quella della sua nazione di origine hanno facilitato l’inserimento e adesso Maria è contenta della sua esperienza italiana.

Un passaggio complesso da affrontare, che la giocatrice greca Maria Oikonomidou, a distanza di mesi, ricorda con il sorriso di chi ha certo impiegato anche più di qualche giorno per trovare le sue nuove coordinate.

«È difficile – dice Oikonomidou - cambiare Paese, oppure città, ogni stagione. Ammetto che all’inizio è stato complesso abituarsi a un paese come Albese, ma l’ambiente e le persone, che sono così educate e gentili, mi hanno aiutato in questo. Ora, quindi, non trovo grosse differenze rispetto al passato».

Di certo, il salto è stato enorme. Nella tua carriera, infatti, hai girovagato in buona parte delle più popolose città della Grecia; da qualche mese, invece, abiti in una comunità di poco più di 4mila anime.

E’ la prima volta che vivo in un posto così piccolo. Quasi tutte le persone mi riconoscono e mi salutano quando mi vedono. La comunità supporta molto la nostra squadra, e lo dimostra quando giochiamo in casa. Le tribune sono quasi piene ed è davvero una bella sensazione.

L’arrivo nel Bel Paese non è stato casuale. Ancorché l’ingaggio sia arrivato da una neo-promossa di A2, la vetrina rappresentata dal secondo torneo nazionale è comunque tanta, così come l’agonismo che si vede di domenica in domenica nei vari palazzetti.

Non avevo mai giocato in Italia. Dal primo momento, però, ho capito che il livello è buono e le squadre hanno qualità. E’ molto stimolante per me sapere che ogni partita devi raggiungere il tuo 100% e dare il massimo se vuoi vincere. Questa consapevolezza è molto motivante.

Detto di Albese con Cassano, Como e il suo stile di vita sembrano averti stregato, visto che non perdi l’occasione per fare un salto nel capoluogo per assaporare un po’ della sua aria.

Como, per me, è una delle città più belle che abbia mai visto. L’ho adorata fin dal primo sguardo. Il suo modo di vivere è così simile alla Grecia e questa è una cosa che mi fa sentire un po’ come a casa.

Qualche difficoltà d’ambientamento, ovviamente, c’è stata. A determinarla, tra le varie, la differenza di lingua, limite che via via sta cercando di superare, alternando l’inglese al miglioramento, passo dopo passo, dell’italiano.

All’inizio è stato difficile soprattutto per via della lingua: non capivo una parola e so che non è stato facile anche per il club e le mie compagne di squadra tradurmi ogni parola e parlare solo in inglese. Tutti fanno un grande sforzo ed è qualcosa che apprezzo molto dal mio team; ora capisco un po’ di italiano quindi è più facile per entrambe le parti.

Progetti sportivi particolari, al momento, non ce ne sono all’orizzonte. La nazionale l’hai già conquistata, e da molto; la logica, dunque, è quella di dare il massimo e, chissà mai, migliorare ancora, finché sarà possibile farlo.

Sto cercando di non guardare lontano nella mia vita perché non sai mai cosa c’è alla prossima curva. Cerco di godermi ogni anno al massimo: la pallavolo, per me, è uno stile di vita. Vorrei giocare fino a quando il mio corpo non sarà più in grado di adattarsi a questo livello di agonismo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA