Rogo della Giubiana
Folla e sindaca castellana

Davanti a oltre 3000 persone il rogo ha preso subito: segnale di buon auspicio. Presenti coach e capitano della Pallacanestro Cantù

Il 2020, per chi ci creda, promette bene: la Giubiana ha bruciato in fretta. Poco prima delle 22, in una piazza Garibaldi con il pubblico delle grandi occasioni, tremila persone almeno, le fiamme prima hanno preso i fianchi della pira, poi in pochi istanti l’hanno divorata, riempiendo il cielo di calde scintille rosse. Quest’anno per la prima volta la manifestazione, uno degli appuntamenti tradizionali più sentiti della città, puntuale ogni ultimo giovedì di gennaio, ha visto in cabina di regia l’Associazione Pro Loco Per Cantù con il Comune.

Una macchina organizzativa che ha coinvolto 135 persone. Copione consolidato, quello andato in scena, ma che quest’anno si è voluto rendere decisamente più spettacolare e con piglio teatrale. Il punto di partenza, il tradimento della bella castellana che nella guerra tra comaschi e milanesi del 1335 tradì Cantù e per questo deve espiare la sua colpa sul rogo. Un episodio senza fondamento storico certo, ma che in città dà vita a un rito duraturo, per propiziare un anno positivo e per incontrarsi, una sera l’anno, tutti in piazza, come accadeva da bambini. Giubiana bionda, stavolta, quella uscita dalle mani del Gruppo Storico Canturium, esposta alla pubblica gogna da giorni in piazza Garibaldi. Poco dopo le 21, dopo l’ennesimo controllo per le stringenti misure di sicurezza, si è mosso il corteo di oltre cinquanta figurati in costumi medievali, sempre a cura del sodalizio, che l’ha scortata nel mesto tragitto verso la sua condanna a morte. Tra loro anche il sindaco Alice Galbiati, con una veste chiara da castellana, Presenti anche il coach Pancotto e il capitano La Torre della Pallacanestro Cantù.

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