Una comasca alla DS
«Io tra social e ironia»

Alessandra D’Angiò, giornalista comasca, da tre anni è tra i conduttori della trasmissione più famosa dello sport in Rai

Arrivare alla Domenica Sportiva, per un giornalista sportivo è un po’ come giocare in Nazionale per un calciatore. La trasmissione più antica della Rai, tra quelle in onda, ha segnato tracce indelebili anche nel costume e nella cultura del nostro Paese. Va da sé che, con l’arrivo delle pay tv, delle dirette a tutte le ore e del calcio spezzatino, la Domenica Sportiva non ha più il ruolo ecumenico dei tempi di Alfredo Pigna o Sandro Ciotti. Ma resta un appuntamento indelebile degli italiani tifosi, soprattutto per quelli che detestano la polemica urlata ma scelgono un approccio più soft. Da tre anni, nella squadra che va in video la domenica era alle 22.30 su Raidue, c’è anche la giornalista comasca Alessandra D’Angiò, 36 anni, di Albavilla. Professionista dal 2009, dopo le esperienze a Espansione tv, ha vinto un concorso in Rai nel 2015. Due anni e mezzo alla redazione di Cagliari, poi la breve esperienza con “Rabona” di Andea Vianello a Roma, infine il tanto sognato passaggio a RaiSport, e alla Domenica Sportiva: si occupa di cercare in diretta spunti sui social, con interventi sempre puntuali, mai sopra le righe, sulle notizia in tendenza, sulle polemiche del post partita, sui post curiosi dei campioni dietro i quali (ad esempio era il caso di Ronaldo l’anno scorso) c’era spesso la notizia. D’Angiò, albavillese ma napoletana di origine familiare, fa parte della squadra che vede Jacopo Volpi conduttore, Marco Tardelli ed Eraldo Pecci al commento tecnico, Max Saccani alla moviola e adesso ha ospite fissa la giornalista spagnola Ana Quiles.

Alessandra, senti l’emozione di essere in una trasmissione di tale storia?

Certo. In Rai il mito della Domenica Sportiva si sente, nei corridoi e nella redazione. C’è un grande rispetto per la storia di questa trasmissione, da parte di tutti quelli che ci lavorano.

Alessandra D’Angiò e la Domenica Sportiva prima di lavorarci…

Come per tanti, il sottofondo delle domeniche sera. A casa mia il calcio era di casa. Con mio papà vedevamo le Olimpiadi e i Mondiali e poi la Domenica Sportiva. Tra i primi miei ricordi, ci sono le conduzioni di Bruno Pizzul e Massimo De Luca.

Tifosa di calcio?

Da ragazzina non proprio. Mi piaceva, come tutto lo sport. Ma il calcio l’ho conosciuto bene quando ho cominciato a seguire il Como per la tv. Allora mi sono affezionata, all’ambiente e alla squadra. Ancora adesso, se sono di riposo, la partita al Sinigaglia la vedo volentieri.

Perché giornalista?

Da bambina, avrò avuto sette-otto anni, quando ero dai nonni passavo il tempo aprendo la Provincia sul tavolo di sala, e leggendo le notizie come se stessi conducendo un telegiornale. Mai voluto fare altro.

In quattro anni, dal concorso Rai a Raisport.

A Cagliari mi è stata data subito la possibilità di fare lo sport, per esempio le interviste ai giocatori del Cagliari dopo partita. Il primo servizio, mi ricordo, è stato per l’arrivo di Borriello. E da lì sono nati i miei rapporti con Rai Sport, per i posticipi. Poi mi hanno preso a “Rabona” di Andrea Vianello, bella esperienza, infine il passaggio a Milano. Il vicedirettore Marco Civoli, in estate continuava a dirmi: non prendere impegni la domenica… Era sibillino, sorrideva. E io pensavo: certo, faccio lo sport, mica penso di andare in gita… Mi manderanno a vedere le partite da inviato. Invece, poi mi hanno informato di questo progetto sui social alla Domenica Sportiva. Wow,

Tutto improvvisato, o è frutto di un copione?

Conduttori e ospiti vediamo insieme le partite delle 15 e delle 18. E stabiliamo gli argomenti principali. Ma poi, ovviamente, il posticipo la fa da padrone e dunque tutto è molto costruito al momento. C’è un lavoro di squadra, ci scambiamo suggerimenti e spunti.

Mai avuto il panico da diretta: tipo che non esca nulla di interessante sul tablet?

Impossibile. Ormai i social sono un palcoscenico in perenne movimento. Anzi, ormai le notizie spesso vengono da lì, con gli uffici stampa così blindati.

Com’è la squadra della Ds?

Siamo molto affiatatati. La sera andiamo anche a cena tutti insieme, finiamo alle 3 di notte… Tardelli e Pecci sono un spasso. All’inizio facevano il derby, uno punzecchiava l’altro. Adesso si sono coalizzati contro Saccani. Per loro, il calcio che penalizza così i difensori per garantire lo show, i gol, i rigori, non ha senso. E a ogni occasione lo ricordano a Saccani, che è abile a controbattere proteggendosi con la sacralità dei regolamenti.

Pecci sembra un comico.

Sì, ma con una fine intelligenza. Le sue battute non sono mai fatte per caso, ma vanno al sodo della questione.

E Tardelli?

Si è molto ammorbidito. All’inizio era più rigido, più composto. Adesso ha preso molta confidenza, è più naturale. Mi chiede sempre del Como: soprattutto di Jack, che era il suo capitano nel 1994. Prima o poi verrà a vedere una partita.

L’emozione più bella alla DS?

Quando ho condotto Domenica Sportiva Estate. Batticuore, salivazione azzerata. Una bella responsabilità.

Una donna che fa calcio, che fa sport: ormai è una normalità?

Quasi. Il tempo delle pioniere è finito. Non siamo ancora numericamente 50 e 50 con gli uomini, ma ormai siamo una normalità. In Rai ci sono donne fantastiche, Sabrina Gandolfi mi ha aiutato molto, Alessandra De Stefano, con cui ho lavorato “Al Circo degli Anelli”, fantastica professionista, Paola Arcaro bravissima... Una bella squadra che mi ha accolto benissimo

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Il servizio più emozionante?

Quando ho intervistato la mamma di Desalu, oro nella 4x100 a Tokyo. Facevo il giro dei familiari dei medagliati, ma lei quel giorno non poteva perché fa la badante. Ci siamo visti il giorno dopo. E’ stato molto emozionante.

Campioni preferiti nel calcio?

Koulibaly, per il coraggio che mette ogni volta nel denunciare episodi di razzismo. E Ibrahimovic, perché lo sport ha bisogno di figure iconiche di questo genere, ricche di personalità.

Esame di domenica sportiva. Dicci un po’ di nomi di conduttori del passato.

Oh, facile: Alfredo Pigna, Paolo Frajiese, Sandro Ciotti, Lello Bersani.

Urca, qui siamo indietro nei tempi.

Sì, ma c’è il trucco: quando ero a Cagliari estraevamo spesso frammenti della Domenica Sportiva del Cagliari Campione d’Italia. Quella puntata, condotta da Bersani, la conosco a memoria. Anche la sigla, bellissima.

Hai portato il Como alla DS.

Due volte.

Per la laurea di Gabrielloni, ed è stato molto carino. E per la promozione in B.

Fotografia della trasmissione.

Facile: durante la pandemia non ci siamo mai fermati. Siamo andati avanti a raccontare il calcio alla nostra maniera.

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