Sport / Como città
Martedì 20 Ottobre 2015
Viviani, che botta al rally
Il forte navigatore comasco ferito dalla cintura di sicurezza: «Pensavo di non essermi fatto nulla, poi qualcuno ha visto il sangue»
Che botta ragazzi! Corrado Viviani adesso può raccontarla, nel letto di casa sua in zona Villa Olmo, dove dovrà stare tranquillo, a riposo per una settimana. Cinquantotto anni suonati, è un veterano del rally, per oltre trent’anni pilota, ma solitamente a fianco di Luca Ambrosoli come navigatore. Il Rally di Como lo conoscono bene entrambi, ma sabato la Val Cavargna, una delle “signore” prove speciali nel panorama nazionale, li ha traditi. «Abbiamo pizzicato sulla sinistra il bordo della strada all’uscita della curva – racconta – e la macchina, la Citroen C4 Wrc, è partita come un missile impazzito percorrendo di traverso la carreggiata e schiantandosi contro un albero dalla mia parte. Luca non si è fatto nulla, salvo qualche escoriazione, mentre io, con il sedile spostato per l’urto, sono rimasto intrappolato nell’abitacolo, con la portiera bloccata. L’istinto di conservazione mi ha fatto balzare fuori dal finestrino, visto che il colpo ha distrutto il plexiglas. Fortuna che il motore non si è incendiato e sono accorsi subito delle persone ad aiutarmi. Ero stordito, ma ricordo che un ragazzo con i capelli ricci, che ovviamente ringrazio, mi ha aiutato ad alzarmi». «Mi sono ripreso subito e mi hanno aiutato ad allontanarmi dalla macchina, anche perché temevo che, essendo in curva, arrivasse qualche altro concorrente e così sarebbe stato un macello. Fortunatamente la gara era stata immediatamente sospesa. A quel punto ho acceso una sigaretta e mi sono messo a camminare per rassicurare i miei amici accorsi che andava tutto bene». Tutto bene veramente? «Non proprio. Perché mi sono accorto di sanguinare dal basso ventre e dal collo. L’ambulanza, intervenuta immediatamente mi ha prestato le prime cure e portato all’ospedale di Gravedona, dove sono stati bravissimi a ricucire le ferite. Mi hanno fatto tutti gli esami del caso, dalla Tac alle radiografie».
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