BRUXELLES - Dopo Google, Apple e Facebook, questa volta tocca ad Amazon. All'indomani del cambio della guardia alla Casa Bianca, la lotta di Bruxelles allo strapotere delle Big Tech statunitensi non si arresta. Ora nel mirino dell'antitrust Ue c'è il colosso dell'e-commerce di Jeff Bezos. L'accusa, resa formalmente pubblica, è di sfruttare la propria posizione dominante in Francia e Germania, i suoi mercati più importanti nel Vecchio Continente, facendo uso improprio dei dati non pubblici delle aziende che si appoggiano alla sua piattaforma per vendere i loro prodotti. Non solo: la Commissione Ue vuole vederci chiaro anche sulle modalità attraverso le quali Amazon spinge i propri servizi come Buy Box e il programma fedeltà Prime. Accuse che, se confermate, potrebbero portare a una multa salata per l'azienda con sede a Seattle, fino al 10% del suo fatturato globale.
Amazon, però, non ci sta: "Siamo in disaccordo con le affermazioni preliminari della Commissione europea", si è affrettata a replicare, sostenendo di rappresentare "meno dell'1% del mercato al dettaglio globale" e che "vi sono rivenditori più grandi in ogni Paese" in cui opera.
Il punto, però, non è "mettere in discussione il successo o le dimensioni di Amazon, ma la distorsione del mercato", ha ammonito la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, più volte criticata da Donald Trump per la sua lotta alle pratiche commerciali sleali delle Big Tech. "Il valore del commercio online - ha riferito la danese - è raddoppiato in Europa negli ultimi cinque anni, raggiungendo addirittura i 720 miliardi di euro nel 2020". E l'azione di Amazon potrebbe danneggiare il mercato unico Ue soprattutto adesso che i suoi affari si sono gonfiati grazie alla pandemia. Il problema alla base è l'ambiguo 'doppio ruolo' della società, che agisce al contempo come venditore di prodotti propri e canale di vendita per altre aziende indipendenti. Amazon ha così accesso a una massiccia quantità di dati non pubblici dei commercianti che usano la sua piattaforma: dal numero di prodotti ordinati e spediti ai ricavi ottenuti, passando per i click degli utenti sui prodotti. Tutte informazioni che confluiscono negli algoritmi di vendita della società di Bezos, che li utilizza per calibrare offerte e strategie di vendita a proprio vantaggio. "I dati sull'attività di venditori terzi non devono essere utilizzati a vantaggio di Amazon quando agisce come concorrente sul mercato", ha scandito Vestager. E lo stesso vale per i criteri interni con cui Amazon seleziona le aziende evidenziate nello spazio Buy Box (quello che permette di acquistare da venditori terzi con un solo click) o favorisce quei commercianti che usano i suoi servizi di logistica e consegna, permettendo loro di raggiungere la sempre più vasta platea di abbonati al programma Prime.
Dopo l'invio delle accuse formali, Bruxelles resta ora in attesa di una risposta legale da Seattle. In passato la società è stata "disponibile ad affrontare i problemi" emersi, ha detto Vestager tenendo aperta la porta a un possibile accordo per evitare le sanzioni. Tuttavia, la disputa tra l'Ue e le Big Tech è destinata a conoscere presto un altro capitolo, con il nuovo pacchetto normativo Ue per i servizi digitali in arrivo il 2 dicembre.
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