LONDRA - Niente accordo sul dopo Brexit entro fine luglio, come il governo di Boris Johnson auspicava, ma porte ancora aperte sulla possibilità di un'intesa con l'Ue "per settembre". Così il capo negoziatore britannico, David Frost, in una nota diffusa a conclusione di un nuovo round di colloqui, a Londra, con il team guidato dall'omologo di Bruxelles, Michel Barnier. Frost evoca progressi su alcuni punti accreditando un approccio più flessibile alla controparte, ma ammette che vi sono ancora distanze significative. E riferisce che "colloqui informali" riprenderanno a Londra il 17 agosto.
"Sfortunatamente è ormai chiaro - osserva Frost - che un'intesa preliminare sui principi di un qualunque accordo", indicata come obiettivo nell'incontro fra il premier britannico e i vertici di Bruxelles tenutosi il 15 giugno, "non sarà raggiunto entro fine luglio". E sottolinea come la prima fase di colloqui formali sulle future relazioni commerciali chiusasi oggi abbia prodotto solo risultati parziali malgrado "l'intensificazione degli sforzi" nell'ultimo mese. Frost ribadisce poi che un deal quale che sia "dovrà necessariamente" riconoscere il Regno Unito post Brexit come un "Paese economicamente e politicamente indipendente". Condizione che l'Ue ancora non accetta, nella percezione di Londra. Secondo il negoziatore britannico, Barnier e il suo team "ci hanno ascoltati su alcune delle questioni più importanti per noi", mostrando in particolare "un approccio più pragmatico" su temi come "il ruolo della Corte di Giustizia europea" (che Londra intende azzerare sul proprio territorio dal primo gennaio 2021, giorno della fine del periodo di transizione post divorzio, ndr). E allo stesso modo il Regno Unito ha risposto "alle preoccupazioni" dei 27 sull'ipotesi di un'intesa sull'esempio di quella tra Ue e Svizzera dichiarandosi pronto a "considerare strutture più semplici" a patto di risolvere parallelamente altri dossier. Vi sono state inoltre "discussioni costruttive sul commercio di beni e servizi e su temi settoriali riguardanti i trasporti, la cooperazione nella sicurezza sociale e la partecipazione ad alcuni programmi europei", nonché sul coordinamento nel settore investigativo e giudiziario, prosegue Frost. Non senza ribadire peraltro che "divergenze considerevoli rimangono nelle aree più complesse", a incominciare dalla "pesca" e dal "cosiddetto level playing field": l'allineamento normativo che Bruxelles pretende nel timore di possibili atti di concorrenza sleale, ma Londra rifiuta categoricamente come un attentato alla ritrovata indipendenza. Frost insiste quindi nell'indicare come modello di accordo quello esistente fra Ue e Canada, pur senza negare che i 4 mesi restanti prima della fine della transizione siano pochi, che vi è la possibilità di "non raggiungere un'intesa" e che "bisogna dunque prepararsi a qualsiasi scenario" per fine anno: no deal incluso. Ma aggiunge che vi sono "molte aree di convergenza" e che, "a dispetto delle difficoltà, il mio parere è che un accordo sia ancora possibile a settembre sulla base del lavoro fatto a luglio". "Dobbiamo continuare negoziare con questo obiettivo in mente", conclude David Frost, annunciando colloqui tecnici per la prossima settimana a Londra e l'avvio di un nuovo round formale di trattative "dal 17 agosto".
Un accordo sulle relazioni post Brexit fra Bruxelles e Londra resta al momento "poco probabile": lo dice capo negoziatore europeo, Michel Barnier, a conclusione di un nuovo round di colloqui, imputando le difficoltà alle "posizioni inaccettabili" del governo britannico sulla pesca e al "rifiuto attuale di impegnarsi per garantire una condizione l'Ue invoca. Barnier evoca peraltro "un'intensificazione delle nostre discussioni" e incontri diretti fra i leader perché "ciò che dice Boris Johnson per noi conta".
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