BRUXELLES - Le crisi che dal 2020 stanno colpendo l'Europa, dalla pandemia al ritorno della guerra con l'aggressione russa dell'Ucraina, hanno messo in luce l'importante ruolo della politica di coesione come risorsa per governi e territori. I suoi obiettivi sono però sempre più a rischio. Per questo serve un cambio di approccio, dando più forza al settore pubblico e aumentando la collaborazione tra i diversi livelli di governo. E' quanto è emerso nel seminario Espon dedicato al ruolo delle città europee nella ripresa economica, organizzato dal programma di cooperazione europeo, specializzato in analisi regionali, in collaborazione con la presidenza francese del Consiglio dell'Ue.
Rimodellare la politica di coesione per evitare di "affrontare i problemi in modo frammentato" è la chiave offerta da Mariana Mazzucato, professoressa di Economia dell'innovazione e del valore pubblico alla University College London. L'impreparazione del sistema dinanzi alla crisi climatica e alla pandemia su tutti i fronti, dalla sanità, alla digitalizzazione ai vaccini, "non è una coincidenza", secondo la docente, ma il risultato di un fallimento nella costruzione di un modello di gestione del settore pubblico. "È importante garantire che quando mettiamo a disposizione nuovi fondi ci assicuriamo che possano fungere da catalizzatore che creerà una crescita sostenibile e giusta", ha spiegato Mazzucato, avvertendo della necessità di "adottare soluzioni sostenibili a lungo termine".
Come? Principalmente, rafforzando le capacità del settore pubblico. Anche perché le sfide sui fondi Ue sono più di una. Nei prossimi anni la principale riguarderà l'implementazione del Next Generation EU, "una politica coraggiosa e strategica che abbiamo fortunatamente iniziato ad avere in Europa". Per ottenere i fondi del Recovery "le condizionalità sono legate all'agenda verde e digitale" e "gli Stati membri devono provare a essere seri sul clima e digitalizzazione", ha ricordato la docente. "Abbiamo bisogno di impegno sociale, co-creazione e co-decisione, e in questa prospettiva - ha aggiunto - città e regioni possono funzionare come 'sandbox' per testare nuove politiche e iniziative".
Il seminario è stato anche l'occasione per fare un punto sugli studi curati da Espon, che spaziano dalla mobilità sostenibile in regioni urbane strategiche, alle conseguenze sociali e territoriale della pandemia a livello regionale, all'innovazione digitale nella governance pubblica.
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