La Bce prepara l’euro digitale, la decisione nel 2021

La Banca centrale europea lavora all’euro digitale, e prenderà una decisione ufficiale sul lancio a metà 2021, affiancandovi nel frattempo una sperimentazione. A riprova che l’ipotesi è reale, e non accademica, arriva un rapporto ufficiale dell’Eurotower che dà il via a una consultazione pubblica – con istituzioni , semplici cittadini, governi, mondo accademico – dal 12 ottobre. L’annuncio non pare rivoluzionario: in fondo oggi tutti o quasi fanno pagamenti elettronici. Invece non è così. I pagamenti elettronici avvengono con al centro il sistema bancario, o con una piattaforma (bancaria, di commercio elettronico, o un social network come Facebook o WeChat) che fa perno sui depositi bancari. Cambia la tecnologia, ma non l’architettura del sistema monetario. Con una moneta digitale, la banca centrale non solo rimpiazza il vecchio contante con moneta elettronica, ma sostituisce proprie passività alle passività delle banche (i depositi) che oggi sono l’architrave del sistema dei pagamenti. Cambia l’architettura del sistema, una sorta di disintermediazione (da affiancare al contante) potrebbe restituire ai cittadini quella ‘tassa’ che è il signoreggio.

Che la Bce stia accelerando rispetto alla Fed sulla sfida di una valuta digitale di banca centrale dimostra quanto sia alta la posta in gioco: anche in termini geopolitici, non solo finanziari, come ha dimostrato il caso di Libra, la criptovaluta con cui Facebook cerca di entrare nella partita. E sul fronte caldissimo dei dati e della privacy, dove l’Europa cerca di affermare la cittadinanza e sovranità digitale in un durissimo braccio di ferro coi colossi del web che, nei dati personali regalati da miliardi di persone, hanno trovato la miniera d’oro che ha fatto volare le loro quotazioni al di sopra del Pil di molti Paesi avanzati. “Dovremmo essere preparati all’emissione di un euro digitale qualora ce ne fosse bisogno”, ha dichiarato la presidente Christine Lagarde. Ancora più chiaro Fabio Panetta, l’italiano al comitato esecutivo della Bce: “dobbiamo assicurarci che la nostra moneta sia preparata al futuro. L’inazione non è un’opzione”.

L’ultima parola spetterà al Consiglio direttivo. L’Europa, in pratica, non vuole farsi superare dagli eventi, e i comitati tecnici a Francoforte sono al lavoro da tempo. Per capire il perché della mossa della Bce, che si sta spingendo sulla moneta legale digitale a livelli toccato solo dalla Riksbank svedese (che ha da poco lanciato una sperimentazione), dalla People’s Bank of China o dalla Swiss National Bank, bisogna fare un passo indietro. La tecnologia sta digitalizzando a passi da gigante l’economia. E negli ultimi anni ciò ha fatto suonare più di un campanello d’allarme per le banche centrali. Una sfida è arrivata da bitcoin e le altre criptovalute, rigettate dalle autorità globali come un’utopia anarchica che sogna di togliere agli stati uno dei capisaldi della sovranità: la creazione e il controllo della moneta. Appropriandosi di tutte e tre le sue funzioni: unità di conto (riservata agli Stati), riserva di valore e mezzo di pagamento (svolte oggi dalle banche). Vale anche per Libra, che ha promesso un nuovo sistema globale dei pagamenti poggiato su una ‘stablecoin’ garantita da attivi denominati in valute nazionali: rischi di riciclaggio e finanziamento del crimine, per la protezione dei consumatori, per l’efficacia della regolamentazione globale e la stabilità finanziaria. Ma la sfida esiste. Un’altra sfida è piuttosto la quota sempre più alta – con il proliferare di piattaforme, shadow banking e transazioni elettroniche – di pagamenti elettronici. Sfida esacerbata dai progressi di altre banche centrali (alla Bce stimano che a quella cinese manchino due anni per il potenziale lancio dello yuan digitale) sul ‘digital fiat money’ in un contesto in cui l’euro aumenta la sua quota nelle transazioni globali. Il rischio, per la Bce (che non a caso ha delineato alcuni scenari “che richiederebbero l’emissione di un euro digitale”) è di perdere il controllo sull’offerta di moneta. Che assieme ai tassi è lo strumento principale con cui conduce politica monetaria. Inevitabile, per Francoforte, non farsi cogliere impreparati.

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