Europa
Lunedì 17 Febbraio 2025
L'Unione europea si attrezza per aumentare le spese per difesa
Scorporo dal Patto stabilità, ma garantendo sostenibilità conti
BRUXELLES - L'Unione europea si attrezza per attivare le spese pubbliche nella difesa. Lo scorporo degli investimenti nel settore da quelli permessi con i vincoli del Patto di stabilità avverrà con l'attivazione congiunta di 'clausole di salvaguardia nazionali'. Non sarà cioè uno scudo per tutti sospendendo l'applicazione del Patto, come durante il Covid. E soprattutto in ciascuno Stato non dovrà "compromettere la sostenibilità di bilancio nel medio termine", prevedono le regole Ue.
Sarà fatto "in modo controllato e condizionale", aveva del resto anticipato ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen annunciando come vuole usare la governance economica a sostegno delle spese nella difesa. Un primo confronto tra gli Stati su questo tema è atteso già all'inizio della prossima settimana nelle riunioni a Bruxelles dei ministri delle Finanze all'Eurogruppo e al Consiglio Ue Ecofin.
L'argomento non è in agenda, ma nessuno dubita che sarà al centro dei colloqui tra ministri. Con le solite contrapposizioni, ma anche qualche novità: tra i Paesi 'frugali', i baltici e gli scandinavi premono ultimamente per maggiori investimenti nella sicurezza e da quanto filtra alcuni preferiscono comunque investimenti nazionali con deroghe al Patto, rispetto a ipotetici fondi comuni europei.
Per i frugali 'doc' comunque "il debito è debito - ha detto un diplomatico europeo -. I mercati non faranno differenza se si tratta di debito con il timbro di von der Leyen o no". Il cancelliere tedesco Olaf Scholz intanto si è già espresso a favore dell'ipotesi di allentare il Patto purché "limitata nel tempo e rispettando la solidità finanziaria di tutti gli Stati membri", oltre a dirsi a favore di una riforma del freno al debito tedesco per aumentare le spese nella difesa. A favore anche il candidato della Cdu per la cancelleria, Friedrich Merz, purché "non si parli solo di soldi" lasciando tutto il resto come nel passato.
Sulle regole fiscali è intervenuto intanto anche l'ex presidente Bce e premier italiano Mario Draghi in un editoriale sul Financial Times in cui segnala come più che temere i dazi Usa, l'Ue dovrebbe guardare a quelli che si è imposta da sé al proprio interno. "L'Europa si è concentrata su obiettivi singoli o nazionali senza calcolarne il costo collettivo", ha scritto, esortando a un "uso più proattivo della politica fiscale". Le regole fiscali europee garantiscono che i Paesi non superino il rapporto del 3% del deficit sul Pil e del 60% del debito sul Pil.
Nella riforma varata a primavera 2024 si prevede un unico indicatore per ciascuno Stato (l'andamento della spesa) con un automatismi di verifica (il 'conto di controllo': non si può deviare dalla spesa concordata). E' stata però inserita appunto la possibilità per i Paesi di far scattare clausole di salvaguardia nazionali in caso di "circostanze eccezionali al di fuori del controllo dello Stato membro" che "abbiano rilevanti ripercussioni sulle sue finanze pubbliche". La clausola generale attivata col Covid si attiva invece - stando alle nuove regole - con una "grave congiuntura negativa nella zona euro o nell'Unione nel suo complesso" e legalmente potrebbe essere difficile usarla per consentire investimenti nella difesa.
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