BRUXELLES - Prima valutazione obbligatoria delle richieste di asilo alla frontiera esterna; un sistema più equo per la ripartizione dei profughi, basato su criteri come il numero di abitanti di un Paese e la sua forza economica; e lo stop assoluto ai movimenti secondari dei migranti da uno Stato membro all'altro. Sono i tre pilastri per la riforma del Sistema di asilo europeo, proposti da un documento datato 13 novembre, e fatto circolare in modo informale a Bruxelles, dal governo di Berlino, ma non in discussione.
Un testo su cui potrebbe comunque richiamare l'attenzione il ministro tedesco Horst Seehofer al Consiglio Affari interni dell'Ue, la settimana prossima (2 e 3 dicembre). Secondo il documento, l'attuale Sistema basato sul regolamento di Dublino crea "chiari squilibri", con "cinque Paesi che nel 2018 hanno ricevuto il 75% di tutte le richieste di protezione internazionale. Ovvero: in termini relativi hanno sostenuto un peso 300 volte più pesante degli altri". Anche per questo motivo, il regolamento di Dublino viene definito fallimentare e "inefficace".
Nella riflessione tedesca, sarebbe la futura Agenzia Ue per l'Asilo (un'evoluzione potenziata dell'attuale Agenzia europea per il sostegno all'asilo) a condurre il primo screening sulle richieste di protezione internazionale, già alla frontiera esterna. In caso di rifiuto di ingresso al migrante, Frontex dovrebbe entrare in gioco, ed il peso dei rimpatri sul Paese di arrivo verrebbe tenuto in considerazione al momento della ripartizione dei richiedenti asilo tra gli Stati.
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