(ANSA) - TRENTO, 19 NOV - "Lo strapazzavo come fosse miofiglio quando esagerava. Il rapporto era molto diretto, allapari. Quando pensavo a tutto quello che aveva passato non potevofare altro che trattarlo da adulto, da uomo sopravvissuto a cosecui io probabilmente non sarei sopravvissuta. E poi era unapersona con una capacità di adattamento, osservazione esensibilità eccezionali". Lo racconta una donna trentina, 50anni, che con il marito, coetaneo, e i due figli di 22 e 24 anniha ospitato da gennaio un giovane profugo senegalese, morto neigiorni scorsi in seguito a una grave malattia e rimasto finoall'ultimo nella sua nuova famiglia.
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