In realtà le posizioni non sono cambiate e l'Europa resta spaccata. Emmanuel Macron, dopo le velenose polemiche con l'Italia dei giorni scorsi, è tornato a sottolineare con tono polemico come la Francia "non abbia lezioni da prendere da nessuno" perché "quest'anno è stato il secondo Paese per richieste d'asilo accolte". Il capo dell'Eliseo ha esortato l'Europa a "non tradire i propri valori fondanti, perché quando l'ha fatto ha dato il peggio". E poi ha lanciato il suo affondo contro chi nell'Ue "cerca di strumentalizzare la situazione per creare una tensione politica e giocare con le paure". Il capo dell'Eliseo ha dato atto alla proposta italiana di essere "coerente" con le discussioni in corso ma poi ha rilanciato la sua ricetta - contrapposta - di "centri chiusi" per i migranti gestiti e finanziati dall'Europa sul suolo dell'Unione nei Paesi di primo approdo: cioè l'Italia. Questo, nel nome del rispetto del diritto internazionale, ma proprio all'antitesi dell'iniziativa portata al tavolo da Conte, la 'Strategia europea multilivello'.
Nel piano italiano si prevede di rafforzare le frontiere esterne e gli accordi tra Ue e paesi terzi, oltre che di creare centri di protezione internazionale negli Stati di transito. Ma soprattutto di superare il regolamento di Dublino, con un colpo di spugna alla regola della responsabilità del Paese di primo ingresso, stabilendo piuttosto che "chi sbarca in Italia" arriva nell'Ue. Voci, che preferiscono restare anonime, spiegano che durante la discussione, è stata registrata disponibilità a lavorare sui tasselli che costituiscono la dimensione esterna del documento arrivato da Roma, peraltro non del tutto originale, come osserva anche il premier greco Alexis Tsipras: "Penso che per la maggior parte si tratta di proposte che abbiamo già cercato di attuare". Concetto ribadito a fine serata da una fonte dell'esecutivo comunitario: "L'85% della proposta italiana è il piano della Commissione".
Nessuno invece commenta il concetto più controverso, quello di distribuire subito i migranti tra Paesi europei, superando il regolamento di Dublino. "Conte ci ha presentato la sua proposta, molti elementi sono stati inclusi nella discussione, ma l'abbiamo appena vista e la studieremo", ha detto il premier spagnolo Pedro Sanchez, che ieri in un'intervista a El Pais aveva accusato il governo italiano di essere "egoista e anti-europeo". "Il presidente del Consiglio italiano è stato piuttosto coerente con il resto della discussione" ma "a volte sento cose dalla stampa che non sono la stessa cosa", ha aggiunto evitando di entrare nel dettaglio. "E' andata meglio di quanto atteso. Spero che questa riunione serva allo scopo di capirci meglio per la settimana prossima", ha auspicato il leader maltese Joseph Muscat, Paese con cui l'Italia ha in corso un altro braccio di ferro. "Non servono dichiarazioni di alto livello, quello di cui c'è bisogno, sono azioni concrete", ha avvertito il maltese. Possibilista anche il belga Charles Michel: "Progressi saranno possibili al vertice di giovedì se nei prossimi giorni riusciremo a trovare risposte solidali europee e operative con i Paesi terzi". Ma le posizioni, almeno al momento, restano lontane. Su una cosa però pare si sia giunti a un'intesa: il rifinanziamento del Trust Fund per l'Africa, a cui tiene moltissimo l'Italia in funzione libica. Conte ha riferito della telefonata avuta con il premier Al Serraj, che a sua volta ha confermato l'impegno di Tripoli nella gestione dei flussi.
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