WASHINGTON - Tutto come previsto. Donald Trump mantiene la promessa fatta nel maggio scorso e fa scattare una prima ondata di sanzioni contro l'Iran, ripristinando alcune misure restrittive che erano state eliminate con l'accordo sul nucleare firmato da Barack Obama nel 2015. Non solo: la Casa Bianca conferma che il 5 novembre arriverà la vera e propria stangata, con una stretta su settori strategici per l'economia iraniana, come quello petrolifero e quello bancario. Ma, con una tattica oramai utilizzata su più fronti, il presidente americano da una parte affonda il coltello e dall'altra fa un'apertura al dialogo, dicendosi ancora una volta pronto ad incontrare il leader iraniano in qualunque momento. Un'offerta respinta immediatamente al mittente: "I negoziati non vanno d'accordo con le sanzioni", ha risposto Hassan Rohani, parlando di "guerra psicologica" voluta dal tycoon. E chiedendo anche che gli Usa paghino per decenni di interferenze in Iran, a partire da colpo di Stato contro il premier Mossadeq nel 1953. I tempi della storica telefonata con Barack Obama, che aprirono la strada al disgelo, sembrano lontani anni luce. Anche l'Europa ha ribadito tutte le sue perplessità sulla decisione Usa che rende ancor più profonda la frattura creatasi tra Washington e Bruxelles sul fronte della politica estera. Con scenari imprevedibili tra le due sponde dell'Atlantico che mettono a rischio un'alleanza storica. Anche perché Trump ha più volte minacciato di colpire con sanzioni anche tutti i Paesi che continuano a fare affari con Teheran, alleati o non alleati. "Siamo profondamente rammaricati" per il ritorno delle sanzioni, ha affermato l'alto rappresentante per la politica estera della Ue Federica Mogherini in una nota congiunta con i ministri degli esteri di Germania, Francia e Regno Unito, gli altri Paesi firmatari dell'accordo sul nucleare del 2015 insieme a Usa, Russia e Cina. Bruxelles quindi annuncia il varo di misure per proteggere gli interessi delle aziende europee. "Preservare l'accordo sul nucleare con l'Iran è una questione di rispetto degli accordi internazionali e di sicurezza", si legge ancora nella dichiarazione congiunta. Ma Trump è determinato ad andare avanti per la sua strada, anche se l'unico plauso all'interno della comunita' internazionale arriva dal leader israeliano Benyamin Netanyahu che parla di "decisione coraggiosa" e invita l'Unione europea ad allinearsi. Per Washington l'Iran continua a "sfruttare il sistema finanziario globale per finanziare il terrorismo, promuovere regimi spietati, destabilizzare la regione e abusare dei diritti umani del suo stesso popolo". Per questo - sottolinea la Casa Bianca - "continua a rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti e i loro alleati" e per questo vengono ripristinate le sanzioni. Che per ora riguardano l'acquisto di dollari da parte del governo iraniano e il commercio di oro, metalli preziosi, grafite, alluminio, acciaio, carbone, software industriali, tappeti e pistacchi. Ad essere colpite sono anche le transazioni legate al rial, la divisa iraniana, e le attivita' relative ai titoli di stato iraniani, mentre saranno reinseriti nella 'lista nera' centinaia di persone, entità, compagnie di navigazione ed aeree che erano colpite da sanzioni prima dell'accordo del 2015.
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