BRUXELLES - Lo spostamento dalla tassazione diretta a quella indiretta non è necessariamente un fattore che aiuta la crescita: lo sostiene uno studio presentato da Confedilizia al Parlamento Ue, che contesta l'approccio diffuso tra le maggiori istituzioni internazionali come Fmi, Ocse e Commissione europea.
Da anni la Commissione Ue raccomanda all'Italia e ad altri di spostare il carico fiscale dal lavoro a consumi e proprietà ma, secondo lo studio, non ci sono "prove empiriche assolute" che ciò aiuterebbe la crescita. Anche perché in realtà tale indicazione è stata solo "parzialmente applicata" nei Paesi sviluppati. Un altro motivo è anche "una bassa elasticità della creazione di lavoro: se tasse più basse sul reddito da lavoro non hanno un impatto positivo sulla creazione di lavoro, ci aspettiamo un effetto sulla crescita scarso, se non nullo", si legge nello studio.
Gli analisti concludono che la tesi seguita da Fmi, Ocse e Ue ha prove statisticamente valide solo se si prende in considerazione il periodo 1971-2004. Ma se si adottano stime più caute e si estende il periodo di riferimento, i dati cambiano. Infine, lo studio rileva come esista un "significativo legame negativo" tra tasse sui beni immobili e crescita, "molto quando si valuta la fattibilità politica delle riforme economiche, perché gli elettori tengono molto di più agli effetti nel breve termine che sul lungo, specialmente in tempi di instabilità politica".
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