BRUXELLES - Fino al 10% degli 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (8,9 milioni) prodotti ogni anno nell'Ue sono legati alle indicazioni della data di scadenza. E' la stima di uno studio finanziato dalla Commissione europea. Secondo il rapporto, degli 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, quasi 50 milioni sono evitabili, dovuti cioè a sprechi e perdite dalla fase di produzione fino alle case dei consumatori. Frutta e verdura rappresentano il 33% del totale (16,2 milioni di tonnellate) dei rifiuti alimentari evitabili nell'Ue a 28. Seguono prodotti da forno (21%, 10,5 milioni di tonnellate), pesce e carni (10%, 4,8 milioni di tonnellate) e prodotti lattiero-caseari (10%, 4,7 milioni di tonnellate).
L'indagine ha riscontrato una scarsa leggibilità della data di scadenza nell'11% dei prodotti campionati. Segnala inoltre che la confusione tra l'indicazione in etichetta del termine minimo di conservazione ('da consumarsi preferibilmente entro') e la data di scadenza vera e propria ('da consumarsi entro'), non semplifica la vita ai consumatori. La frammentazione nelle politiche anti-spreco degli Stati, con Paesi come la Polonia che sconsigliano la donazione di cibo che ha superato il termine minimo di conservazione e altri, come l'Italia, che la incoraggiano, influenza le scelte degli operatori della filiera ed è un freno ad un'azione Ue coordinata sul tema. Intervenire sulla data di scadenza in etichetta per ridurre gli sprechi, conclude lo studio, avrebbe comunque senso solo per alcuni prodotti, come latte e yogurt, succhi di frutta freschi, carne refrigerata e pesce.
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