Ue, 'adattare la politica di coesione alle sfide strutturali'

BRUXELLES - La politica di coesione sociale, economica e territoriale è la più importante politica di investimento dell'Ue. Con l'allargamento ai paesi dell'Europa centro-orientale nei primi anni del 2000, il principale obiettivo è stato quello di una reale convergenza economica. Tale processo si è interrotto con la crisi finanziaria del 2008 che ha provocato un rapido aumento delle disparità, specie sul mercato del lavoro. Da allora molte regioni europee non sono più tornate ai livelli pre-crisi, cadendo in quella che l'ottavo rapporto per la Coesione della Commissione europea chiama trappola dello sviluppo.

Ora, con lo scoppio della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi, qual è il futuro della politica di coesione? Il semestrale TerritoriALL, a cura del programma di studi Espon, specializzato in analisi regionali, ospita un ampio dibattito sul tema, in cima alle priorità della presidenza francese del Consiglio Ue. "Un dibattito altamente politico", per la presidente della commissione Politica di coesione territoriale e bilancio dell'Ue al Comitato delle Regioni, Nathalie Sarrabezolles, relatrice dell'ottavo rapporto di Coesione, perché "tocca molte delle sfide in Europa in tempi difficili", dalla lotta al cambiamento climatico alla transizione digitale, dalla riduzione del divario aree urbane-aree rurali al rafforzamento della resilienza di città e regioni.

Sulla stessa lunghezza d'onda l'intervento di Peter Berkowitz della direzione generale della Politica Regionale alla Commissione europea, secondo cui la principale sfida per la politica di coesione sarà quella di "adattarsi alle sfide strutturali di lungo termine", come la convergenza e il cambiamento climatico, rafforzando "la sua capacità di risposta a shock asimmetrici", come la pandemia e la guerra di aggressione in Ucraina. Sul tema delle sfide strutturali torna Annabelle Boutet, dirigente dell'Agenzia francese per la coesione territoriale, che mette in evidenza la necessità di focalizzarsi soprattutto sulle regioni cadute nella trappola dello sviluppo. Regioni che hanno risorse e asset da individuare e sfruttare per raggiungere gli obiettivi della transizione verde, digitale, economica e demografica.

Sul tema degli shock asimmetrici interviene, infine, il direttore della politica regionale della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime d'Europa, Francesco Molica, secondo cui la questione centrale è se la politica di coesione debba "incorporare in futuro una funzione di risposta alle emergenze su base permanente" e se ciò possa essere fatto "senza pregiudicarne la logica e i principi stessi". Molica sottolinea la necessità da un lato, di adottare "approcci più mirati e processi decisionali bottom-up" per affrontare i divari territoriali e la cosiddetta 'geografia del malcontento', dall'altro di riflettere sul modo in cui "prevenire la frammentazione tra i vari fondi", a fronte dell'aumento degli strumenti che contribuiscono agli obiettivi di coesione nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027.

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