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Mercoledì 30 Settembre 2009
Fmi/ Taglia stima perdite crisi a 3.400 mld, finanza più stabile
Fmi/ Taglia stima perdite crisi a 3.400 mld, finanza più stabile Ma 1.500 mld ancora da individuare e "i rischi restano elevati"
Roma, 29 set. (Apcom) - La stabilità del sistema finanziario è "migliorata", afferma il fondo monetario internazionale, rivedendo in meglio le sue previsioni sulle perdite complessive causate dalla crisi. Ma anche così si tratta comunque di una cifra astronomica: 3.400 miliardi di dollari, di cui "la metà ancora da individuare". Secondo l'istituzione di Washington "i rischi restano elevati" e "i policy maker fronteggiano diverse sfide sul breve termine". Il credito bancario scarseggia ancora e, mentre bisogna continuare a sostenere l'attività economica, è necessario anche pensare alle strategie di uscita dalle misure anti crisi.Bisognerà gestire "i rischi che si stano moltiplicando a causa del massiccio ricorso al debito pubblico", dice ancora l'Fmi nel capitolo principale, il primo, del suo nuovo Global Financial stability Report. Tuttavia, grazie alle misure senza precedenti messe in campo dalle autorità delle maggiori economie mondiali, "la stabilità finanziaria globale è migliorata", rileva l'Fmi. Tanto che le nuove stime dei tecnici di Washington sulle perdite complessive determinate dalla crisi - 3.400 miliardi tra 2007 e 2010 - sono di 600 miliardi più basse rispetto al precedente rapporto. Un miglioramento "prevalentemente dovuto al recupero di valore" dei titoli finanziari.Intanto le maggiori banche e istituzionicreditizie continuano a dover gestire tre grandi nodi: laricostituzione delle loro basi patrimoniali, il rafforzamentodella generazione di profitti e lo svincolarsi dall'utilizzo disistemi di aiuto pubblici. Secondo lo studio "anche se lesvalutazioni finanziarie hanno iniziato a ridursi, ildeterioramento del credito continuerà a portare maggiori perditesui prestiti concessi nei prossimi anni".Inoltre, tra metà 2007 e metà 2009 risultavano effettuatesvalutazioni per 1.300 miliardi complessivi e secondo l'Fmi perla fine del 2010 "ne andranno individuate per altri 1.500miliardi".La dinamica del credito risente anche di un indebolimento delladomanda dal settore privato, determinata sia dalla debolezzagenerale dell'attività economica e delle imprese, sia dallariduzione dell'uso della leva finanziaria da parte dellefamiglie. Ma nel frattempo aumenta il ricorso all'indebitamentoda parte degli Stati, quindi il generale fabbisogno di creditodecelera in maniera meno forte, circostanza che potrebbeinnescare "costrizioni" nella disponibilità di credito. Secondol'Fmi le banche centrali potrebbero dover intervenire peralleviare queste costrizioni.Intanto, il movimento di "trasferimento dei rischi dal privatoal pubblico causa preoccupazioni": i tassi di interesse di lungotermine potrebbero risentire di spinte al rialzo fino a quando igoverni non appronteranno misure di sostenibilità credibili peril medio periodo. "Anche se i rischi sistemici sono diminuiti -conclude l'Fmi - le sfide per le politiche economiche restanosignificative": assicurare credito sufficiente per la nascenteripresa economica; preparare exit strategies adeguate; gestire irischi connessi ai deterioramenti dei bilanci pubblici; trovarela quadra tra la regolamentazione della finanza e le forze dimercato, per ridurre i futuri rischi sistemici.
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