Governo/Berlusconi al bivio:passo indietro o nuova conta a Camera

Governo/Berlusconi al bivio:passo indietro o nuova conta a Camera Vertice Pdl al premier: a oggi non abbiamo i numeri. Dimissioni?

Roma, 5 nov. (TMNews) - Ultime ore, cruciali, per prendere una decisione sul futuro del governo. Ieri sera, infatti, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, l'uomo 'dei numeri' del partito, Denis Verdini, e il braccio destro del premier, Gianni Letta, sono entrati nello studio del Cavaliere con una di quelle somme che non lasciano scampo: alla Camera la maggioranza non ha più i numeri. Una voce che, tabulati e ultime defezioni comprese, assume la logica asettica della matematica pura: l'asticella si ferma a quota 306. Urge riparare il danno o prendere iniziative e, secondo i maggiori quotidiani italiani, la linea suggerita dai tre uomini di partito a Silvio Berlusconi sarebbe stata quella delle dimissioni e di un nuovo esecutivo aperto e sostenuto dall'Udc.Supponibili le riserve del Cavaliere, che avrebbe chiesto almeno di aspettare fino a martedì, quando Montecitorio dovrà esprimersi sul Rendiconto, che già una volta costò al premier un passaggio parlamentare obbligato con tanto di voto di fiducia. Una linea che non piace tanto ai suoi: molti infatti considerano troppo rischioso avventurarsi in voti cruciali con queste contingenze, anche se questa mattina Osvaldo Napoli suggerisce di "tentare prima un ampliamento, a questo punto indispensabile, della base parlamentare"."Martedì, una volta approvato il rendiconto generale alla Camera, il presidente del Consiglio - suggerisce Napoli - può salire al Quirinale per illustrare a Napolitano, se non l'ha già fatto, l'esito del G20 di Cannes e, nello stesso tempo, comunicare la sua intenzione di ampliare la base parlamentare del governo in conseguenza degli onerosi provvedimenti che il governo si appresta ad adottare".Eppure, proprio dall'Udc e da Lorenzo Cesa arriva una doccia fredda. Il segretario dei centristi, infatti, sottolinea che "la prospettiva di un governo di unità nazionale è ineludibile", ma "se cade Berlusconi, i nomi li fa il capo dello Stato, non il Pdl. Per il resto, non siamo disponibili ad appoggiare una maggioranza traballante". Insomma, il 'governissimo' deve avere dento, secondo Cesa, "almeno il Terzo Polo, il Pdl, la Lega e il Pd".

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