Iran/ NY Times: Usa vogliono sanzioni dure, ma strada è in salita

Iran/ NY Times: Usa vogliono sanzioni dure, ma strada è in salita Russia e Cina ambigue, europei non vogliono embargo combustibili

Roma, 28 set. (Apcom) - Gli Stati Uniti vorrebbero sanzioni più dure contro l'Iran, e sperano di convincere i paesi occidentali a seguire questa linea, anche per compensare l'approccio più ambiguo di Russia e Cina, ma la strada per fare pressioni davvero efficaci sul regime degli ayatollah è tutta in salita: lo scrive oggi il New York Times, in un articolo che mette a nudo le difficoltà nella partita strategica che si sta per aprire con Teheran da giovedì prossimo, quando gli iraniani torneranno al tavolo dei negoziati a Ginevra con il '5+1' (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania), dopo 14 mesi di sospensione.Secondo alti funzionari dell'amministrazione Obama coperti dall'anonimato, citati dal New York Times, le nuove sanzioni allo studio a Washington includerebbero tagli agli investimenti petroliferi e restrizioni a sempre più banche iraniane. Le sanzioni sarebbero ancora più importanti adesso che Teheran ha testato missili a corto e medio-lungo raggio, lanciando un nuovo guanto di sfida alle potenze occidentali. Ma, anche se il segretario alla Difesa Robert Gates ha dichiarato alla Cnn che la lista potenziale di sanzioni nel campo energetico e tecnologico è "piuttosto ricca", in realtà le fonti del Times ritengono che gli Stati Uniti non riusciranno a ottenere appoggi sufficienti per far passare un embargo alle esportazioni di benzina e prodotti petroliferi raffinati verso l'Iran. Questa è considerata fra le poche misure in grado di mettere l'Iran davvero con le spalle al muro nel breve termine: l'Iran è infatti esportatore di petrolio e gas grezzi ma non ha capacità sufficienti di raffinazione.Gli alleati europei, hanno rivelato fonti governative Usa al giornale newyorchese, pensano che un simile embargo sarebbe "un'arma spuntata, che danneggerebbe l'iraniano medio, infiammando l'opinione pubblica e unendo il paese dietro il governo" di Ahmadinejad, che ha invece sofferto una crisi di legittimità dopo le elezioni contestate del 12 giugno: e il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner lo ha detto pubblicamente. A sostenere la necessità di "sanzioni soffocanti" resta certamente Israele, ma la Casa Bianca sa che la Russia e la Cina - pur con differenze nei toni, non giocano dalla sua parte.Mosca confina con l'Iran e finora ha sempre remato contro sanzioni, indipendentemente dalle recenti rassicurazioni del presidente Dmitri Medvedev. La Cina ha interessi potenziali nel petrolio e gas iraniani che ammontano a 100 miliardi di dollari, e ha bisogno della cooperazione iraniana per trasportare i combustibili verso il suo territorio. In più, la nuova generazione di politici iraniani, forgiati in piena teocrazia, è meno sensibile ai divieti di ingresso e soggiorno in occidente, fra le tipiche sanzioni diplomatiche finora imposte al regime: hanno meno conti in Svizzera, tendono a non far studiare i figli a Londra e comprare gioielli alle mogli a Parigi.Infine, gli iraniani si sono finora dimostrati abili nella tattica: secondo Ray Takeyh, un esperto di Iran al Council on Foreign Relations ed ex consigliere di Obama, potrebbero presentarsi giovedì a Ginevra offrendo di ricevere ispettori internazionali per visitare l'impianto di Qom, la cui esistenza è stata resa nota da poco. Una mossa che farebbe apparire Teheran come disponibile, quando in realtà gli Stati uniti vorrebbero l'accesso illimitato ai piani dell'impianto nucleare e una lista delle persone coinvolte nella loro costruzione.

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