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Mercoledì 28 Ottobre 2009
Italia record cesarei, ma solo 1 su 3 per cause cliniche
Italia record cesarei, ma solo 1 su 3 per cause cliniche Si partorisce così nel 38% dei casi, oltre media europea
Roma, 28 ott. (Apcom) - E' record di parti cesarei in Italia: una modalità di parto, quella con il cesareo, che nel nostro Paese viene applicata in media nel 38% dei parti, record che non ha eguali in Europa: in Francia è il 20,2%, in Inghilterra il 23%. I camici bianchi non hanno dubbi: per 9 ginecologi su 10 sono le complicazioni medico-legali la prima causa del taglio cesareo in Italia e il contenzioso rappresenta il vero problema da affrontare per risolvere questa anomalia. Nel complesso, le motivazioni organizzative pesano più di quelle cliniche: 59% contro solo il 32%, un caso su tre. Ma c'è un problema evidente anche nella formazione perché la preparazione del ginecologo/ostetrico al parto vaginale è inadeguata per il 59%.Sono i dati dell'indagine condotta dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigo) da maggio a settembre 2009, presentati oggi all'inaugurazione del Congresso Nazionale di Bari. È la prima volta che la Società scientifica analizza "a tappeto" un problema così spinoso, che coinvolge oltre 200 centri italiani. "Abbiamo ben presente la questione, se ne discute da anni, ora però possiamo affrontarla attingendo ai risultati delle nostre interviste per cercare soluzioni e fornire proposte concrete da condividere con le Istituzioni", afferma il presidente Sigo Giorgio Vittori. Per il 35% degli intervistati la situazione potrebbe normalizzarsi se ci fossero meno "pressioni" di tipo medico-legale, per il 24% è necessario un investimento nella formazione professionale, per il 19% serve la presenza di un'anestesista dedicato (oggi c'è solo nel 34% dei punti nascita) e il 16% chiede una migliore informazione per le donne.Spesso infatti sono proprio le madri a preferire l'intervento alla via naturale: il 27% dei cesarei è frutto di una loro precisa scelta, senza indicazione clinica. Orientamento su cui sembra incidere anche la scarsa possibilità di accedere all'anestesia epidurale, non ancora garantita in tutto il Paese: ne è convinto un medico su due (51%). L'influenza di precedenti esperienze di amiche o parenti e dei media è evidente nell'indirizzare la puerpera (47%), ma il ginecologo resta la figura di riferimento. Il 56% dei medici che ha risposto al questionario indica fra le ragioni che inducono le madri a richiedere il taglio cesareo la maggiore possibilità che, in caso di intervento, sia presente il ginecologo curante rispetto a quando il parto avviene per via vaginale. Gli oltre 200 centri (222), per il 91.6% pubblici, erano distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale (nord 36%, centro 29%, sud e isole 31%), per città e per tipologia di punto nascita. Il cesareo rappresenta uno dei focus principali del Congresso, che vede riuniti a Bari fino al 31 ottobre oltre 2.000 specialisti da tutta Italia.(segue)
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