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Domenica 24 Ottobre 2010
Marchionne: Senza l'Italia Fiat farebbe meglio
Marchionne: Senza l'Italia Fiat farebbe meglio Quest'anno 2 miliardi di utile e nemmeno un euro viene da Italia
Milano, 24 ott. (Apcom) - Sergio Marchionne non usa mezzi termini e nel pieno delle tensioni sindacali che animano gli stabilimenti del gruppo ricorda che "senza la divisione italiana la Fiat farebbe meglio". Sì perchè, come ha ricordato il manager nel corso dell'intervista del programma tv "Che tempo che fa", "Quest'anno abbiamo annunciato che faremo oltre 2 miliardi di utile operativo e nemmeno un euro è fatto in Italia".Marchionne è intervenuto a 360 gradi sul progetto Fabbrica Italia, il piano di investimenti previsto per rilanciare il sistema produttivo di Fiat e del Paese, sottolineando le "anomalie" di alcune fabbriche, che sono "ingovernabili" e per questo non permettono di rendere la Fiat "competitiva rispetto agli altri Paesi". Un riferimento neppure troppo velato al recente accordo di Melfi, "già applicato a Mirafiori", che prevede una riduzione delle pause durante l'orario di lavoro, e all'ostilità dei sindacati che combattono contro questo accordo. Ovviamente la Fiom, che Marchionne - nella sua prima intervista televisiva - cita una sola volta, per dire che "solo il 12% dei dipendenti del gruppo" sono iscritti al sindacato guidato da Maurizio Landini, e che quindi "non rappresentano la maggioranza".Il problema della competitività è centrale per l'ad di Fiat, che punta il dito proprio contro l'Italia, una divisione che il manager ha detto a chiare lettere di "non poter gestire in perdita per sempre". Lo spettro è quello della delocalizzazione, con il prossimo stabilimento in Serbia "che godrà di finanziamenti da parte della Bei", oltre all'esempio polacco "dove 6.600 dipendenti hanno prodotto di più rispetto a tutti gli stabilimenti italiani".Dichiarazioni che non lasciano spazio a dubbi e indicano con chiarezza che Marchionne proseguirà per la sua strada, esportando e applicando il modello Pomigliano, da molti visto come una riduzione dei diritti dei lavoratori. Un accordo che, dal punto di vista dell'ad di Fiat, ha "cercato di assegnare la gestione delle anomalie dello stabilimento ai sindacati e di gestire insieme a loro la fabbrica", senza togliere diritti a nessuno. Un addio a Pomigliano avrebbe significato "creare problemi sociali" in una zona dove "la camorra è molto viva" e dove lavorano oltre 5mila dipendenti del gruppo, che salgono a oltre 20mila considerando l'indotto.E dopo aver difeso a oltranza le proprie posizioni, Marchionne ha escluso di voler scendere in politica: "Scherziamo?" si è limitato a dire l'ad di Fiat, sottolineando che il suo mestiere è quello di fare "il metalmeccanico".
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