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Mercoledì 30 Settembre 2009
Scudo fiscale: Governo pone fiducia, durissime le opposizioni
Scudo fiscale: Governo pone fiducia, durissime le opposizioni Dal Quirinale possibile sì con una nota esplicativa
Roma, 30 set. (Apcom) - L'opposizione fa muro ma la strada dello scudo fiscale, contenuto nel decreto correttivo al dl anticrisi, sembra ormai tracciata. Nel tardo pomeriggio di ieri il governo ha posto nell'aula della Camera la questione di fiducia e dal Colle si attende, con ogni probabilità, un via libera che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. E' possibile, però, che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano accompagni la sua firma con una nota esplicativa.Una consuetudine già adottata in altri casi e che chiarirebbe alcuni passaggi che sono, tra l'altro, al centro delle sollecitazioni dell'opposizione. Nel caso il presidente scelga questa strada due sarebbero gli elementi su cui porre l'accento: da un lato il fatto che le modifiche chieste sono state accolte dalla maggioranza, prima fra tutte quella della non applicabilità delle nuove norme ai processi in corso; dall'altro la considerazione che il rischio di una sorta di amnistia sui reati fiscali, paventato dall'opposizione, non ci sarebbe. Gli uffici del Quirinale sono abituati a valutare rigo per rigo ogni provvedimento, ma l'ultima parola spetta al Capo dello Stato.L'agenda del presidente prevede per il fine settimana una trasferta di tre giorni in Basilicata per affrontare insieme agli amministratori locali il tema del rilancio del Mezzogiorno. Napolitano partirà nel pomeriggio di giovedì quando, sulla carta, il provvedimento dovrebbe già essere giunto al Quirinale, e farà rientro a Roma sabato all'ora di pranzo. Comunque in tempo per pronunciarsi sul decreto che decade, appunto, il 3 ottobre.Ieri tutta l'opposizione, Pd, Udc e Idv, si è iscritta in massa a parlare in aula per contestare lo scudo fiscale e l'annuncio della fiducia è necessariamente slittato alle 19.30. Toni durissimi dall'Italia dei Valori che con il portavoce nazionale Leoluca Orlando ha denunciato l'esistenza di "un vero e proprio papello tra Stato e mafia che offende la legalità costituzionale".Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti da parte sua ha difeso l'aliquota del 5% che dovrà pagare chi farà rientrare capitali dall'estero sostenendo che "tra non pagare niente per sempre e pagare il 5%, continuando a pagare c'è un calcolo diconvenienza". Intanto la Guardia di Finanza e l'Agenzia delleentrate ha fatto un primo bilancio, sulla base di stime Ocse, dei capitali che potrebbero rientrare in Italia: quasi 300 miliardi di euro provenienti principalmente da Svizzera e Lussemburgo. Soldi tassati più che utili - è il ragionamento a livello istituzionale - al Paese in un momento di grave crisi economica.
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