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Lunedì 02 Novembre 2009
Senza chat, Facebook e avatar non si vive: dipendenza da internet
Senza chat, Facebook e avatar non si vive: dipendenza da internet No dati ufficiali, ma potrebbe riguardare 10% di chi usa la rete
Roma, 2 nov. (Apcom) - Non ci sono studi ufficiali, ma la dipendenza da internet sta diventando anche in Italia una patologia: il 10% di chi 'frequenta' assiduamente internet, infatti, potrebbe esserne dipendente. Una vera e propria assuefazione, una 'droga' , che adesso in Italia, a Roma, si può curare al policlinico Gemelli, dove è nato un centro di cura per la dipendenza da internet, che ha aperto i battenti proprio oggi, con i primi due iscritti. A seguire i pazienti lo psichiatra Federico Tonioni, responsabile dell'ambulatorio, e lo psicologo dell'associazione 'La promessa' Lucio De Alessandris.La dipendenza da internet, o meglio da alcune 'applicazioni' della rete, è divisa in cinque tipologia, spiega De Alessandris ad Apcom: ci sono i 'cyber sexual addicted', che sono coloro i frequentatori di siti, video e immagini pornografiche, i 'cyber relations addicted', che non possono fare a meno di chat e Facebook, di essere 'sempre connessi', i 'net compulsor', dipendenti dal gioco d'azzardo, dallo shopping on line, dall'e-commerce, gli 'information overload', che consultano in modo compulsivo la rete per essere sempre e comunque informati su tutto e infine i 'computer addicted', drogati dei giochi virtuali, che vivono più con il loro 'avatar' che nella vita reale.Oggi al Gemelli sono arrivati i primi due pazienti, e altri 5 hanno già presentato la richiesta di colloquio, che hanno fatto il primo colloquio conoscitivo nel quale i medici, tutti psichiatri e psicologi, cercano di andare a fondo sul tipo di dipendenza e sulle motivazioni alla base. Poi, verranno effettuati dei colloqui mirati a stabilire se ci sia una psicopatologia dietro la dipendenza dal monitor e, infine, i pazienti verranno inseriti in un gruppo di riabilitazione, che si riunirà il martedì e il giovedì, "nel quale fare riprendere loro le normali relazioni sociali e soprattutto farli confrontare 'dal vivo' e non da un monitor, con altre persone che hanno lo stesso problema".La dipendenza da siti pornografici, chat, social network, aste on line o gioco d'azzardo, può raggiungere, spiega De Alessandris, livelli davvero patologici, "provocando radicali cambiamenti nella sfera personale dell'individuo, modificandone la vita reale. E la cosa più grave - ha detto - è che spesso i malati non si rendono conto di essere arrivati all'assuefazione". A esserne colpiti soprattutto le persone dai 25 anni in su, ma anche le casalinghe, i 40enni impiegati, persino i dirigenti che anche in vacanza sono 'pc dipendenti'. Una patologia, insomma, molto 'democratica' e che non risparmia proprio nessuno.
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