Usa, recessione è finita: giovedì annuncio Pil,ma lavoro peggiora

Usa, recessione è finita: giovedì annuncio Pil,ma lavoro peggiora Oltre 15 milioni di disoccupati, fiducia consumatori in calo

Roma, 27 ott. (Ap-Apcom) - Giovedì è attesa la certificazione statistica dell'uscita dalla recessione degli Stati Uniti, prima economia mondiale, ma difficilmente questo basterà agli oltre 15 milioni di disoccupati americani per ritenere che "la crisi è finita". Anzi, sul fronte del lavoro sono attesi altri peggioramenti, mentre le piccole imprese sono in gravi difficoltà e sempre più persone sono in affanno sulle rate dei mutui. Oltre alle criticità strutturali che si nascondevano nei vari settori della finanza, un'altra questione messa in rilievo da questa crisi riguarda la stessa misurazione dell'andamento dell'economia.Dopo la fase di caduta libera del Pil - o prodotto interno lordo - registrata tra l'ultimo trimestre del 2008 e il primo del 2009, flessione divenuta meno intensa nel secondo trimestre, in media per il periodo luglio-settembre gli analisti prevedono un recupero del 3 per cento. Ma è problematico parlare di "ripresa" mentre per la disoccupazione si profilano altri incrementi, fin sopra la soglia del 10 per cento.Per l'analisi statistica, tecnicamente la recessione potrà anche esser finita. Ma l'economia percepita dai cittadini nella vita di tutti i giorni è ben diversa. Per dirla con le parole dell'ex presidente Ronald Reagan, "la recessione è quando il tuo vicino perde il lavoro, la depressione è quando lo perdi tu". A riprova della situazione difficile, oggi l'indagine della Conference Board ha mostrato un inatteso calo della fiducia dei consumatori ad ottobre, mentre le loro valutazioni sulla situazione dell'economia sono ai livelli più bassi da circa trent'anni.Secondo un'indagine condotta tra vari economisti dal centro studi Blue Chip Economic, da qui alla fine del 2010 sono previste crescite del Pil su tutti i trimestri. La recessione è finita per 34 dei 43 analisti consultati nell'indagine congiunturale della National association of Business Economics. Secondo il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke "da un punto di vista tecnico, è molto probabile che la recessione sia finita".Ma nell'amministrazione Obama si sono ben guardati dall'uso di toni trionfalistici sugli attesi dati statistici. L'economia sembra "entrare decisamente nella fase di recupero", ha affermato la presidentessa dei consiglieri economici della Casa Bianca, Christina Romer. "Ma anche se hai svoltato l'angolo, c'è molto lavoro da fare", ha aggiunto. E intanto, già dalla metà del 2010 inizieranno a svanire gli effetti di sostegno delle misure anti crisi approntate dal governo.Proprio queste misure vengono ritenute in buona parte responsabili dell'andamento positivo degli utili societari, che da giorni vengono pubblicati nei rapporti trimestrali. Ma dall'inizio della recessione l'America ha perso oltre sette milioni di posti di lavoro, di cui quasi la metà da quando Barack Obama è entrato in carica.Secondo James K. Galbraith, economista della Texas University, le misurazioni statistiche mettono troppa enfasi a quando le recessioni iniziano, a discapito di altri indicatori economici."Tecnicamente una recessione dura finché ci cono contrazioni del Pil su base trimestrale. Ma quando torna la crescita questo non implica che è tornata anche la prosperitità - osserva -. Ripresa è solo una parola, sei tornato alla prosperità quando la disoccupazione è rientrata attorno al 4 per cento". E questo, avverte Galbraith, potrà richiedere anni.Tecnicamente una recessione viene inquadrata da due trimestri consecutivi di contrazione del Pil. Il National Bureau of Economic Research, un ente privato, ha elaborato un sistema alternativo per misurare le recessioni, che include altri parametri, come i tassi di disoccupazione, l'andamento dei redditi, la produzione industriale e le vendite del commercio all'ingrosso e al dettaglio. Con questo schema la data di inizio della recessione è il dicembre del 2007, mentre non viene fornita una data della sulla sua conclusione.

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