2 Giugno, lo sfogo di Bizzozero
«Retorica insopportabile da Mattarella»

La polemica del sindaco di Cantù , fino all’ultimo era indeciso: stracciato un intervento più aggressivo. «In Lombardia diamo l’esempio, dandoci da fare con il lavoro, l’impresa e il volontariato»

La Lombardia, nelle parole di Carlo Cattaneo, è un «immenso deposito di fatiche», e il sindaco Claudio Bizzozero, nel suo discorso in occasione della Festa della Repubblica, ha voluto riprendere e ampliare il concetto: «Un deposito di fatiche e di forza. E se vogliamo cercare un motivo d’ottimismo per guardare al futuro possiamo, dobbiamo, sperare ancora in questo».

Altri aspetti, per i quali sperare nel futuro, fatica a vederne il primo cittadino, che non ha esitato a parlare di «prospettive catastrofiche» e che ha sfilato senza fascia tricolore, fino all’ultimo minuto indeciso se salire o no sul palchetto allestito in piazza Garibaldi, tra le postazioni pronte per dare il via a «Sport in città».

Bizzozero, ormai da tempo, ha abituato a discorsi ufficiali decisamente sopra le righe. Stavolta, come ha confessato alla piazza, ne aveva scritto uno molto duro, tanto che la giunta stessa gli ha chiesto di accantonarlo.

Per questo era pronto a fare un passo indietro, demandando il compito al vicesindaco Francesco Pavesi. E invece. Invece, ha spiegato, dopo aver ascoltato il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella da deciso di cambiare idea, «perché vi ho trovato una quantità di retorica insopportabile e non dire niente avrebbe significato, da parte mia, non oppormi a questo».

«I nostri giovani devono emigrare all’estero – ha proseguito – in Svizzera, in Usa, per trovare quel senso di speranza che qui non trovano più». Tinte fosche. «Cosa dovremmo fare? – la domanda – dovrei chiudere baracca e burattini e dimettermi da questo incarico? Io invece faccio tutto quello che posso e cerco di vedere segni di speranza, non perché la legge me lo impone per il mio ruolo, ma in coscienza mia».

Segni che trova soprattutto «nella voglia di fare, che qui non è di tutti ma è di molti. Nella forza degli imprenditori che vanno avanti nonostante gli ostacoli che vengono posti dallo Stato, ma anche nella buona volontà di chi, oltre a lavorare per sé, si dà da fare nella mensa di solidarietà qui a pochi passi o nelle associazioni».

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