Arrestato con 28 “bombe carta”
Cermenatese assolto dal giudice

L’episodio nel 2018: finì anche in carcere. Nella sua abitazione fu trovato «materiale esplosivo». L’avvocato: «Non dimostrata l’effettiva pericolosità»

Non basta avere in casa quelle che gli artificieri della polizia avevano definito 28 bombe carta di potenziale «micidiale» ed essere un soggetto già conosciuto dalla magistratura. Per poter essere condannato per detenzione e fabbricazione di materiale esplosivo, bisogna dimostrare che effettivamente quanto sequestrato nel luglio 2018 a casa di Simone Sibio fossero veri e propri ordigni effettivamente pericolosi. Cosa che gli artificieri non hanno dimostrato.

La sentenza

Il giudice delle udienze preliminari di Como ha assolto Sibio, 39 anni, già noto per precedenti legati agli stupefacenti, dall’accusa di aver nascosto a casa sua materiale esplosivo potenzialmente micidiale. Il magistrato, Andrea Giudici, ha infatti accolto la ricostruzione della difesa dell’imputato (assistito dall’avvocato Ivan Colciago) che è riuscita a dimostrare come gli “ordigni” sequestrati nel luglio 2018 dalla polizia di Milano nel corso di una perquisizione, in realtà non fossero ordigni. La questione è molto giuridica, ma anche altrettanto sostanziale: senza prove non ci può condannare chicchessia. Ancorché gravato di precedenti.

Il pubblico ministero Alessandra Bellù, che aveva chiesto la condanna per Sibio, aveva definito gli oggetti sequestrati a casa dell’uomo (23 “ordigni” e altri cinque “colpi di mortaio”) «di fattura artigianale e micidiale», nel suo atto d’accusa. Così, in realtà, non era. O, quantomeno, non è mai stato dimostrato che lo fosse.

Nella sua arringa difensiva l’avvocato Colciago ha posto l’accento sulla differenza tra detenere materiale esplodente e quella di avere in casa materiale esplosivo. Codice alla mano il primo reato è punito con una contravvenzione, il secondo - decisamente più grave - con una pena fino a 8 anni di carcere. Ma quando un materiale “esplodente” (pensiamo ai fuochi d’artificio di Capodanno) diventa”esplosivo”? Quando questo ha i caratteri della “micidialità”, per la quantità di polvere esplosiva oppure per il confezionamento. La difesa ha sottolineato la carenza della consulenza tecnica disposta dal pubblico ministero. Un accertamento che non è riuscito a dimostrare davvero che quanto sequestrato a Sibio fosse «micidiale» come sostenuto nell’atto d’accusa.

Le tesi della difesa

Ma Sibio (che finì anche in cella, in quanto però raggiunto da un’ordinanza di custodia su altri fatti) è stato assolto completamente, anche dall’eventuale accusa di detenzione di materiale esplodente. Il motivo? I pronunciamenti della Cassazione secondo i quali è possibile conservare fino a 5 kg di polvere pirica (a casa di Sibio ve n’era molta meno) senza incorrere neppure in una contravvenzione.

Si chiude così con un nulla di fatto un’inchiesta che si è protratta per tre anni complice anche una prima udienza preliminare, incardinata nel febbraio del 2019, nella quale l’allora gup Maria Luisa Lo Gatto aveva chiesto al pm Bellù di riformulare li capo di imputazione, posto che nella prima versione a Sibio si contestava la detenzione di un unico ordigno esplosivo, e non già di 23 più cinque, come emerso dai verbali di sequestro.

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