Cantù, condanne inevitabili
«In auto i genitori devono tutelare i figli»

I legali delle associazioni di tutela stradale intervengono sull’incidente della piccola Aurora: «In troppi non usano ancora i seggiolini obbligatori»

I presidenti delle associazioni di tutela stradale sono tutti d’accordo: potrà anche spiacere per la particolare vicenda umana, ma purtroppo la condanna inflitta anche ai genitori della piccola Aurora Sigi - il padre, alla guida di un auto sottoposta a fermo amministrativo, la madre con la bimba in braccio, sul sedile del passeggero - oltre a chi ha tagliato la strada e provocato l’incidente in cui è morta la bimba di nemmeno un anno e mezzo, era inevitabile.

Non solo: dall’Associazione Civica Utenti della Strada (Acus) Como e dall’Osservatorio Nazionale per le Vittime di Omicidio Stradale (Onvos) si ricorda come guidare, ma anche attraversare la strada, sia un’attività di suo pericolosa.

Aspetto preoccupante: sulle strade di Como, per molti genitori, il seggiolino è un optional e i bimbi vengono tenuti pericolosamente in braccio.

Il presidente di Acus Como è l’avvocato Mario Lavatelli. «Ci può essere una condotta colposa anche da parte dei genitori perché i minori vanno salvaguardati con i seggiolini - afferma - purtroppo c’è un uso incauto del mezzo: bisognerebbe partire sempre dal concetto che l’autoveicolo comporta un esercizio di attività pericolosa. E anche sulle nostre strade si notano genitori che portano i figli in braccio sul sedile anteriore. Girare in auto è come avere un’arma».

Entra nel tecnico l’avvocato Piergiorgio Assumma, presidente dell’Onvos. «L’omicidio stradale è realizzato, anche al di fuori della guida, da chi ha commesso l’omicidio per violazione delle norme». «I genitori della piccola Aurora rientrano nella condotta tipizzata dalla norma - aggiunge -: hanno violato le norme del codice della strada e questa violazione ha portato alla morte della piccola. Inoltre, il rito abbreviato ed i due patteggiamenti ha portato allo sconto di un terzo della pena per tutti».

Per arrivare a un conteggio finale di 1 anno e 4 mesi. «Spiace per il dato emotivo di questa particolare vicenda, ma si dovrebbe avere istinto di protezione verso il bambino - prosegue - un mezzo a motore è un’“arma”. Trasportare un bambino su un veicolo non è un gioco»

Concorda un altro avvocato, Mauro Candiani, presidente della Onlus Vittime della Strada. «Purtroppo sempre sono i fragili della strada a pagare di più - ricorda - Basta guardare nelle macchine: spessissimo il seggiolino è considerato un optional».

© RIPRODUZIONE RISERVATA