Cantù, nuovo affondo del pm antimafia
«In quest’aula testimoni impauriti»

Il magistrato Ombra: «In molti hanno ritrattato quanto raccontato ai carabinieri». Ma il Tribunale respinge la richiesta di acquisire i verbali dell’inchiesta. Sentenza entro Pasqua

«Le dichiarazioni così differenti che alcuni testimoni hanno reso durante le indagini e poi smentito qui a processo, dimostrano chiaramente la paura con cui si sono presentati in quest’aula».

Il pubblico ministero antimafia, Sara Ombra, torna a parlare di reticenza e di minacce e di «pesante condizionamento ambientale» nel processo per le botte e le minacce in odor di criminalità organizzata a margine della movida canturina. Lo ha fatto ieri, al termine del dibattimento, dopo che l’ultima dei pochissimi testi della difesa ha parlato davanti alla corte.

«Abbiamo assistito a macroscopiche divergenze tra quanto dichiarato da almeno tre testimoni ai carabinieri e ciò che hanno ripetuto qui - ha denunciato il magistrato - Abbiamo assistito a illogiche modalità di ritrattazione. Sono arrivati a negare fatti già ampiamente dimostrati e hanno reiteratamente accusato la polizia giudiziaria di aver inventato le loro dichiarazioni, senza per spiegare come sarebbero stati costretti a firmare ciò che non avevano mai detto».

Lo sfogo del magistrato, ovviamente, non è stato fine a se stesso. Ma ha accompagnato una memoria con la quale il pm chiedeva al Tribunale di acquisire i verbali, resi ai carabinieri durante le indagini, di due testimoni particolarmente reticenti nel corso del processo. Una richiesta che però la corte ha respinto, accogliendo la tesi delle difese: «Non esistono elementi concreti per dimostrare che siano stati minacciati o condizionati. E comunque il pubblico ministero ha potuto contestare le divergenze e la corte potrà così valutare serenamente le diverse dichiarazioni». Si torna in aula il 2 aprile per la requisitoria del pubblico ministero.

LE TESTIMONIANZE SUL GIORNALE IN EDICOLA MERCOLEDI’ 20 MARZO.

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