Cronaca / Cantù - Mariano
Mercoledì 22 Luglio 2020
Caparra per la casa in montagna
Truffa donna di Carugo: condannato
Raggiro online a una donna brianzola su un alloggio in Valmalenco: comprendeva anche una stufa a pellet. Patteggia 16 mesi
È passato dalle piscine alle stufe a pellet, per poi concentrarsi sulle case vacanza nelle più belle località turistiche della nostra regione. Tradotto ieri in Tribunale a Lecco dagli agenti della Polizia penitenziaria di Opera, dove ora risiede ufficialmente essendo stato “cancellato” dai registri dell’Anagrafe di Colico, ultimo paese del Lecchese dove ha vissuto dopo Olgiate Molgora, Luca Biron, 35 anni, ieri ha patteggiato una pena in continuazione a una precedente condanna per lo stesso tipo di reato, le truffe on line: da un anno e 600 euro di multa siamo passati a un anno e quattro mesi e mille euro di multa, per due altri episodi nei quali è stato difeso di fiducia dall’avvocato Elvira Borsani nel Foro di Milano.
Davanti al giudice dell’udienza preliminare Salvatore Catalano, Biron ha dovuto rispondere di truffa aggravata, per due episodi che secondo il pubblico ministero Andrea Figoni, si sarebbero consumati nell’autunno del 2017. Ai danni della stessa persona, peraltro, una donna residente a Carugo. Che prima avrebbe sborsato 250 euro per una stufa a pellet mai arrivata e poi versato una caparra da 150 euro per un appartamento-vacanze a Chiesa Valmalenco, in provincia di Sondrio. Di cui Biron non era ovviamente in possesso.
L’uomo è sotto processo anche in Tribunale a Milano per una ventina di capi di imputazione, tutti riguardanti l’affitto di case di pregio nel capoluogo meneghino per le quali avrebbe ricevuto caparre senza che poi il contratto andasse a definizione, dal momento che gli appartamenti da lui “spacciati” come di sua competenza in realtà non lo erano.
Inizialmente, Biron, con la ex compagna Denise Di Sipio, classe 1987, che sta scontando in carcere una pesantissima condanna per truffe online, aveva iniziato a vendere via internet stufe a pellet, piscine gonfiabili e pc mai effettivamente consegnati, nonostante il pagamento delle somme pattuite da parte degli acquirenti. Ieri il capitolo lecchese. Quello di Milano è ancora da scrivere.
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