Carolina, uccisa dai bulli dei social
Il padre a Cantù per “parole d’odio”

A 14 anni non ce l’ha fatta a reggere i commenti a margine di un video che la riprendeva - Il 12 dicembre al San Teodoro una serata sulle “parole dell’odio”

«Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno».

Carolina aveva 14 anni quando scrisse questa frase prima di togliersi la vita, la notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013 e dopo due mesi di persecuzione sul web. Migliaia di commenti di sconosciuti erano postati a margine di un video che la ritraeva vittima di molestie durante una festa. Era novembre e Carolina, dopo aver mangiato una pizza con amici, si chiude in bagno, sta male, ha bevuto troppo e perde conoscenza. Dei ragazzi la prendono di mira con insinuazioni e atti sempre più espliciti. Quelle scene vengono riprese in un video diffuso in rete.

Carolina si trova al centro di un’attenzione morbosa virale: prima lo scambio in chat tra i presenti, poi il salto sui social con migliaia like su facebook e una profusione di insulti e commenti denigratori. Un odio insostenibile. Carolina non può tollerarlo, ma prima ha la forza di scrivere, di fare i nomi e di raccontare la sua storia in una lettera destinata a cambiare il rapporto tra internet e adolescenti.

Cyberbullismo a processo

La sua denuncia, raccolta dall’avvocato Anna Livia Pennetta, consentirà al Tribunale dei Minorenni di Torino di celebrare il primo processo sul cyberbullismo in Italia, il cui esito non solo ha individuato con certezza i responsabili, ma ha chiarito che nel dolore non c’è nulla di virtuale. Il processo ha stabilito inequivocabilmente una correlazione tra determinate condotte, alcune delle quali criminali, e il fenomeno. Il dibattimento, conclusosi nel dicembre 2018, ha determinato che il bullismo, anche nella sua accezione digitale, non può essere derubricato a semplice ragazzata.

«Mia figlia amava la vita, le sue amiche, il cielo stellato e le valli innevate: senza tutta quella cattiveria, persino da gente che neppure la conosceva, lei sarebbe ancora qui», ricorda il papà Paolo Picchio. Il suo impegno lo ha portato a partecipare ad oltre 300 incontri in tutta Italia. In memoria di “Caro” ha costituito Fondazione Carolina, onlus nazionale dedicata alla ricerca, al supporto e alla prevenzione. In due anni sono stati raggiunti migliaia di studenti. E ripete, al termine di ogni conferenza: «Ragazzi siete preziosi, ricordatelo sempre!».

Si è battuto con forza per l’approvazione del disegno di legge per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, promossa a tutela dei minori sul web dalla senatrice Elena Ferrara. Era l’insegnante di musica di Carolina alle scuole medie di Oleggio: eletta in Parlamento, “Picchio” ha voluto subito incontrarla per rispondere all’appello di Carolina. Mercoledì 17 maggio 2017 l’Aula di Montecitorio votò all’unanimità la legge 71/17 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. Un provvedimento legislativo che fin dall’inizio non è stato pensato solo per le vittime, ma anche per il riscatto di quei ragazzi che, spesso inconsapevolmente, danneggiano i propri coetanei attraverso le piattaforme digitali. Quel giorno ha segnato una data storica per la legislazione che intende regolamentare l’uso dei social e la protezione dei diritti nella realtà parallela che è il web.

La legge

In quella occasione la Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha dedicato l’approvazione della legge a Carolina e a Paolo Picchio: «Non posso negare di essermi commosso quando l’aula dopo il voto unanime si è alzata in piedi per un applauso in memoria di Carolina: nessuno mi ridarà più mia figlia ma questo giorno è per lei» ha raccontato Picchio ripensando al percorso, cominciato nel 2013 e portato a compimento con l’approvazione definitiva della norma. Paolo Picchio in ogni incontro pubblico chiede più consapevolezza da parte dei ragazzi, più responsabilità per le famiglie e le scuole, insieme per fermare la diffusione del bullismo e cyberbullismo: «Rivivo ogni giorno il dramma di mia figlia ma cerco di rielaborarlo in maniera positiva, andando nelle scuole per evitare che ci siano altre Caroline. Fondazione Carolina inviata i ragazzi ad essere empatici, a fare in modo che certe cose non avvengano mai più e se qualcosa accade raccomandiamo di parlarne e di dirlo ai genitori, agli insegnanti, agli amici». “Perché non succeda più a nessuno”, come ha voluto Carolina.

Per comprendere e denunciare la violenza attraverso i social, l’appuntamento è il 12 dicembre al Teatro San Teodoro di Cantù, ore 21, con “Le parole d’odio”, evento organizzato da questo giornale insieme a CSV Insubria. Ospiti, tra gli altri, Paolo Picchio e Ivano Zoppi di Fondazione Carolina che raccoglie il messaggio e la storia di una ragazza diventata un’icona, ricorda tutta la bellezza, l’amore e la gioia di vivere che è possibile compromettere con un solo click. Accanto a loro altre esperienze di vittime della violenza delle parole d’odio on line, raccolte in una cornice di riflessioni e musiche dell’attore e autore Giuseppe Adducci accompagnato dai Sulutumana. Ingresso libero e gratuito.

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