Cronaca / Cantù - Mariano
Sabato 31 Dicembre 2016
Como, spaccio a scuola
La finanza blocca i pusher
Denunciata ragazza comasca
La rete faceva capo a due fratelli albanesi, gli spacciatori minacciavano i clienti che tardavano a pagare, decisiva la collaborazione dei presidi
Quattordici persone denunciate e tre arresti. È il bilancio dell’operazione Fokus condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Como per contrastare il fenomeno dello spaccio nelle scuole superiori comasche. L’intervento fa seguito a un’altra operazione, Behind the Blackboard (letteralmente “dietro la lavagna”), avviata tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, sulla base della segnalazione del dirigente di una nota scuola comasca.
Le indagini avevano accertato che lo spaccio avveniva sistematicamente prima dell’inizio delle lezioni, all’intervallo e all’uscita. Questa prima fase aveva già portato a denunciare alla Procura della Repubblica di Como e a quella di Milano, competente per i minori, 11 persone di cui una arrestata in flagranza di reato per spaccio di sostanze stupefacenti con le aggravanti della cessione all’interno di scuole e della destinazione a minorenni. Erano stati segnalati, inoltre, alla Prefettura di Como ulteriori 11 consumatori. La quasi totalità dei 22 segnalati era composta da studenti, di cui 10 minorenni.
Ora l’operazione Fokus ha permesso di ricostruire l’intera filiera e, quindi, smantellare un’ articolata rete di spacciatori da cui si rifornivano i pusher che si occupavano, a loro volta, di vendere la droga all’interno delle scuole o nelle immediate vicinanze. Particolarmente preziosa è stata, anche in questo caso, la collaborazione dei dirigenti scolastici.
I militari, come detto, hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria 14 maggiorenni, di cui 6 di origini albanesi e hanno fatto scattare le manette, in flagranza di reato, per altri 3 (sempre di origini albanesi) a pochi passi da piazza Garibaldi a Cantù. Tra i denunciati anche una giovane ragazza comasca che aveva il ruolo di intermediaria tra gli spacciatori e gli acquirenti italiani.
Gli inquirenti sono riusciti a ricostruire la rete dello spaccio riconducibile, secondo una ramificata filiera, a due fratelli albanesi, di 25 e 22 anni. La droga, una volta lavorata, veniva rivenduta direttamente da intermediari per poi arrivare a una capillare distribuzione in diversi comuni della provincia di Como tra cui Cantù e Capiago Intimiano.
E’ stato possibile scoprire, inoltre, che alcuni spacciatori rifornivano i propri “clienti” anche a credito salvo poi intimidirli con la minaccia di ritorsioni qualora fossero emersi ritardi nel pagamenti dovuti.
Durante le indagini sono stati rintracciati telefoni “dedicati” esclusivamente ai contatti con il relativo “fornitore”, l’utilizzo di sim intestate a falsi nominativi, l’impiego di soprannomi al posto degli effettivi nomi e il ricorso a un linguaggio in codice per gli “ordini” (ad esempio “mi serve il copriletto” o “la lezione di yoga oggi la saltiamo” per rimandare la compravendita”).
La documentazione sequestrata ha permesso alle Fiamme Gialle di capire che gli spacciatori erano in grado di cedere, in singole occasioni, fino a 2 Kg di sostanza stupefacente.
Nel corso delle perquisizioni eseguite nei confronti di tutti gli indagati coinvolti nei comuni di Como, Cantù, Capiago Intimiano, Guanzate e pure nelle province di Varese e Padova, sono stati sequestrati: hashish, marijuana, sostanze da taglio, un particolare estratto di cannabis (utilizzato con ogni probabilità per impregnare le normali sigarette), cocaina (in parte ancora pura e altra già suddivisa in dosi) nascosta in contenitori di riso e in pacchetti di caramelle. E poi bilancini di precisione, materiale per la preparazione dello stupefacente, denaro contante (verosimilmente frutto dell’attività di spaccio), carte di credito, notebook, cellulari e un’automobile.
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