Cronaca / Cantù - Mariano
Giovedì 16 Luglio 2015
Fiori, tatuaggi, messaggini
«Il ricordo di Alex non si spegne»
Un anno fa la tragedia del ragazzo di Brenna: fu travolto e ucciso da un’auto guidata da un ubriaco. La madre: «Sulla sua tomba trovo sempre omaggi degli amici»
Qualcuno, il 26 di ogni mese, nel giorno in cui è morto Alex, lascia una rosa bianca sulla sua tomba. «Ancora oggi non so chi sia. So che quella rosa arriva sempre, puntuale - racconta la mamma, Carmen Citterio - così come spesso, al cimitero, trovo la sigaretta che lascia un suo amico. Ricevo tantissimi messaggi dagli amici di Alex. Con i cuoricini che per lui sono arrivati anche dall’Austria ho addobbato un piccolo albero vicino alla sua scrivania».
In una stanza dove lui non c’è più. Perché Alex Consonni è morto a 19 anni, travolto da un ubriaco arrivato a tutta velocità. La sua era l’ultima auto, ferma in coda, in superstrada a Lecco. Da allora è passato un anno. «Non penso di poter esprimere quello che provo - dice la mamma - ma sono convinta che Alex, da lassù, mi stia aiutando».
Mamma Carmen, da poche settimane, si è fatta anche un tatuaggio sul suo polso destro. C’è scritto “Alex, mio sole”. «Mi immagino che lui, che adesso sta per festeggiare il suo primo compleanno in cielo, riderà di questa cosa. Perché non mi sono mai fatta un tatuaggio in vita mia. Se riesco ad andare avanti, oggi, è grazie anche a mio marito Teresio e a tutte le persone che non stanno facendo mancare il loro sostegno. Come la scuola in cui insegno, il Santa Marta di Cantù. E poi ci sono gli amici di Alex. Capaci di mandarmi in poco tempo anche 40 o 70 messaggi sul telefono».
Il 26 luglio sarà passato un anno dalla morte di Alex. «Ci sarà una messa in chiesa a Brenna, alle undici e un quarto - anticipa la mamma - e poi con gli amici si stava pensando di fare qualcosa per ricordarlo. Ho scoperto di lui lati che, da genitore un po’ di polso, non potevo conoscere con esattezza. Come il suo rapporto così bello con gli altri. Che potevo solo immaginare. “Suo figlio era buono, signora”, mi hanno poi detto gli amici».
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