Il sindaco di Capiago
«State attenti ragazzi
In ospedale è uno strazio»

Cappelletti è da giorni al Sant’Anna. L’appello: «Evitate assembramenti, non siete invincibili. Dovreste sentire le urla e i lamenti in ospedale di notte»

Dal reparto Covid in cui si trova ricoverato da una settimana, il sindaco di Capiago Intimiano Emanuele Cappelletti, da tre giorni, è sottoposto a terapia d’ossigeno ventiquattr’ore su ventiquattro, sotto un casco per la ventilazione. Ricoverato per una polmonite bilaterale, lancia un messaggio ai ragazzi. «Voglio fare un appello, in particolare ai giovani del nostro paese. Quando si è giovani, con uno spritz, un pacchetto di Marlboro e un motorino, ci si sente invincibili, dei supereroi. Io vorrei che voi sappiate la situazione che c’è in questo momento in ospedale. La disperazione, lo strazio, lo sconforto, la sofferenza che si percepisce».

Cappelletti si trova al Sant’Anna di San Fermo. Si trova nella paradossale duplice situazione, da sindaco e da paziente, di dover dare lui stesso i dati della Prefettura, via smartphone, sui casi positivi, di cui egli stesso è numero. «Vorrei farvi sentire le urla ed i lamenti che ogni tanto arrivano dai corridoi, specie di notte. Non fate assembramenti». Urla che poi, l’indomani, riferisce via a WhatsApp a La Provincia, dice di non avere più sentito.

L’incubo raccontato dall’interno

L’incubo raccontato dall’interno. Ogni post lancia implicitamente il messaggio di non arrendersi. Di continuare. «La diffusione è in forte espansione. Dovete tenere duro. Materialmente non sono lì, ma con la mente ed il cuore lotto con voi», scrive. I giovani.

«Torno a voi, cari giovani del nostro paese, siate dei veri supereroi, comportatevi come tali, cercando di proteggere voi stessi ed i vostri cari, da questo scenario apocalittico. Da questo nemico infido. Non permettete che, per sopravvivere, i vostri cari debbano venire qui. Preservateli. Se lo meritano. Non fate assembramenti. Disinfettatevi. E tenete sempre la mascherina. Oggi più che mai. Stiamo uniti, ma a distanza».

Il sindaco nei suoi interventi ricorda spesso gli operatori presenti in ospedale. «L’apprensione del personale medico e sanitario che cerca di accudirci per quanto possibile - rimarca - Incrociare la preoccupazione dei loro sguardi, quando il quadro clinico peggiora... Siamo tutti tenuti in vita da questi caschetti da palombaro, che ricordano quei fumetti di fantascienza Anni Settanta in bianco e nero. Oppressivi ed inquietanti. Nelle notti che passi in posizione verticale sul letto per saturare un po’ di più».

Il grazie a medici e infermieri

Medici e infermieri ricordati anche in occasione del IV Novembre.

«Oggi, la frase più ricorrente nel linguaggio mediatico è “siamo in Guerra” - scrive - La lotta contro la pandemia di Covid-19 sta assumendo sempre più i contorni di una guerra totale, proprio come nella Prima Guerra Mondiale. I medici, gli infermieri, i volontari del soccorso stanno affrontando in prima linea la pandemia. Proprio come quei giovani al fronte, lo stanno facendo mettendo da parte la propria incolumità, per difendere noi, i nostri figli, i nostri genitori, i nostri preziosi nonni». La guerra di ieri, la guerra di oggi.

Christian Galimberti

© RIPRODUZIONE RISERVATA