Cronaca / Cantù - Mariano
Martedì 24 Maggio 2022
Inverigo, Airoldi non ce l’ha fatta
Morto l’antennista caduto dal tetto
L’incidente sabato a Varedo e poi il ricovero a Bergamo. Ieri il decesso. Aveva 64 anni. Il dolore del sindaco Vincenzi
È morto ieri pomeriggio all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, Pierluigi Airoldi.
Sabato mattina l’inverighese di 64 anni era caduto dal tetto di una casa a Verano Brianza, mentre stava sistemando un’antenna televisiva.
Una caduta dalle conseguenze pesanti con diversi traumi e la necessità del trasporto nel nosocomio bergamasco con l’elisoccorso e il ricovero in prognosi riservata. Ieri purtroppo l’uomo ha cessato di vivere, a causa dei gravi traumi riportati. «Lo conoscevo e sono molto addolorato -dice il sindaco Francesco Vincenzi -.Ogni tanto lo vedevo mentre portava l’anziano padre, a fare una passeggiata vicino a casa. Una notizia dolorosa per tutta la comunità inverighese, anche per le modalità in cui è avvenuta».
Sulla dinamica dell’evento stanno ancora indagando gli agenti della Polizia Locale di Verano, intervenuti sul posto. Airoldi svolgeva la professione di antennista da molti anni ed era conosciuto ed apprezzato per la sua professionalità.
L’inverighese stava lavorando sull’antenna dell’abitazione privata, quando è precipitato al suolo. Cosi sia andato storto sabato mattina su quel tetto, è ancora da scoprire. L’antennista abitava in via Cascina Cattafame, nelle vicinanze della diga sul Lambro, quasi al confine con Veduggio, dove ha la sede anche l’azienda di riparazione di apparecchi elettrici per la casa. Lo ricordano anche gli amici del Gruppo Alpini don Gnocchi.
«Portava sempre il papà Angelo alle nostre riunioni e alle nostre feste -spiega Luca Boschini - Il padre è un classe 1930 ed è il “meno giovane” del nostro gruppo. Pierluigi ci teneva a portarlo ai nostri appuntamenti e anche lui si trovava bene con noi. Era una persona a modo che si occupava tantissimo della famiglia:oltre al padre seguiva anche la mamma. La sua scomparsa è una grave perdita per tutti noi».
Guido Anselli
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