Le mani dei clan sui locali
Mariano, 19 a processo

La Procura antimafia chiede il giudizio immediato per gli indagati brianzoli arrestati lo scorso giugno. Traffico di droga, estorsioni, minacce e soprattutto il controllo della sicurezza nei locali notturni del Comasco

La Procura antimafia non cambia idea di un millimetro. E a meno di sei mesi dal blitz dei carabinieri di Cantù che portò all’arresto di 19 persone chiude il fascicolo e chiede il processo per tutti quanti. È stato notificato nei giorni scorsi il decreto di giudizio immediato per i presunti componenti della ’ndrangheta e per i loro (altrettanto) presunti (fino a eventuale condanna definitiva) fiancheggiatori preso in un blitz che è la sintesi investigativa di tre inchieste differenti condotte in parte nella zona di Seregno, in parte tra Marianese, Canturino ed Erbese.

La prima inchiesta è la prosecuzione di quella del nucleo operativo dei carabinieri di Cantù che aveva svelato le manovre di controllo della ’ndrangheta sulla piazza Garibaldi; la seconda, è concernente le minacce e l’attività di recupero crediti da parte del clan Cristello e dei suoi affiliati; la terza, riguarda un vasto giro di droga.

Il filone d’indagine sicuramente più interessante è quello riguardante la gestione dei buttafuori nei locali da ballo del Comasco. I carabinieri sono partiti dalla discoteca Spazio di Cantù e dal suo responsabile della sicurezza - Daniele Scolari per arrivare al Modà di Erba il cui servizio di sicurezza è stato preso in appalto, senza troppi complimenti, dal binomio Scolari-Luca Vacca), fino a scoprire un interessamento anche per il Made di Como.

Scrisse il giudice nell’atto di arresto: le circostanze emerse nell’inchiesta «hanno svelato un sistema di vera e propria compenetrazione organica, tale da poter affermare che i servizi di sicurezza svolti a favore dei locali di pubblico intrattenimento sono gestiti, controllati e divisi da appartenenti alla criminalità organizzata di stampo ’ndranghetista».

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