L’interrogatorio: «Canti di scherno

È montata la rabbia e l’ho uccisa»

IL DELITTO DI VIGHIZZOLO A CANTÙ Massimiliano Bellugi conferma: «Sono stato io» Dopo il delitto ha pulito il coltello ed è uscito di casa

Un’ora di interrogatorio davanti al giudice, per confermare quando aveva detto nella prima telefonata ai carabinieri di Cantù e quindi al pubblico ministero: «Sono stato io a ucciderla». Ma, ieri mattina nell’aula interrogatori del carcere del Bassone, Massimiliano Bellugi è andato oltre. E ha cercato di ricostruire, anche se taluni aspetti sono ancora da chiarire, l’esatta sequenza di un tragico martedì mattina.

Il giardiniere - disoccupato - che viveva al piano sopra l’abitazione di Celestina Castiglia, l’ex bidella in pensione mamma della compagna di Bellugi, ha riferito che quella mattina la “suocera” si trovava in giardino, per alcuni lavori. I due hanno quindi avuto una discussione: lui è sceso in giardino e lei - ha ribadito al giudice delle indagini preliminari, dopo averlo detto già una prima volta martedì davanti ai carabinieri e al pubblico ministero Massimo Astori - avrebbe iniziato a insultarlo e a prenderlo in giro, cantandogli canzoni di scherno. A questo punto Bellugi è tornato in casa e, una volta in cucina, si è fermato per cercare di sbollire la rabbia. Ma l’ira, al contrario, è montata. Al giudice l’omicida ha spiegato che, all’improvviso, non ci ha visto più: ha aperto un cassetto, ha preso un coltello seghettato di quelli da tavola ed è ridisceso a cercare la madre della sua compagna.

La donna, a quel punto, non era più in giardino, ma in un locale di sgombero annesso al prato. Lui l’ha affrontata e quindi l’ha colpita sette volta, una con un fendente mortale alla gola.

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