Lurate, dubbi sulle prime dosi dei pazienti
Rischiano anche loro l’accusa di falso

Le persone fuggite dall’hub all’arrivo dei carabinieri erano alla seconda iniezione. Se confermata questa dinamica, potrebbero finire indagati anche loro oltre al medico

Non è soltanto la dottoressa sospettata di aver iniettato per finta il vaccino a rischiare un’accusa per falso, ma anche i pazienti che già un mese fa avevano detto che avrebbero accettato l’iniezione solo ed esclusivamente se a farla fosse stata il proprio medico di fiducia. Anche loro rischiano l’accusa di falso in atto pubblico.

La seduta della scorsa settimana all’hub di Lurate Caccivio, sospesa con l’arrivo dei carabinieri chiamati dal responsabile del centro vaccinale, non era infatti la prima che vedeva impegnata la dottoressa Stefania Boga e quel manipolo di fedelissimi pazienti che il medico di base aveva detto di aver convinto a scendere dalle barricate no vax, affidandosi a lei. Molti dei sessanta per i quali la professionista aveva chiesto la possibilità di procedere personalmente con l’inoculazione del siero erano alla seconda dose. E, quindi, avevano già ottenuto l’agognato Green pass senza essere costretti a ricorrere ogni volta a un tampone.

Questo significa che se anche all’ora, come sospettano gli investigatori, il vaccino finiva nel batuffolo di cotone anziché nel braccio, i pazienti stessi sarebbero già da indagare per concorso in falso in atto pubblico. A meno di non ipotizzare che l’eventuale - e ancora tutta da dimostrare - falsa vaccinazione non sia avvenuta all’insaputa dei diretti interessati, il che aprirebbe però ulteriori inediti scenari.

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