Mariano ricorda i suoi deportati
Furono 167 gli schiavi di Hitler

Sono stati tutti identificati grazie all’Anpi e al Comune In mostra le foto dei campi di lavoro dei militari che non aderirono a Salò

Sono 167 i marianesi che sono stati “schiavi di Hitler”. Grazie al lavoro in sinergia tra l’amministrazione comunale, in particolare il vicesindaco Fermo Borgonovo e la sezione Mariano-Cantù dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, sono stati raccolti i nomi e inseriti in una lista che, nei giorni scorsi, è stata consegnata ad una decina di classi delle scuole cittadine.

I dati sono stati diffusi ieri mattina durante la conferenza d’apertura della mostra “Schiavi di Hitler” che sarà visitabile, sino a domenica 14 aprile (aperta al pubblico dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18), nella sala civica di via Roma.

Valter Merazzi, del Centro Studi “Schiavi di Hitler” di Cernobbio, che ha curato la mostra, ha illustrato il percorso e le vicende che hanno portato molti soldati italiani, che hanno rifiutato l’adesione alla Repubblica di Salò, a finire internati e ai lavori forzati, nei campi di concentramento in Germania. E ha messo in luce che anche quella è stata una “pagina di resistenza”, come quella tradizionale, per troppi anni dimenticata a messa da parte, perché ritenuta scomoda.

«L’85% dei militari italiani internati, nonostante le disumane condizioni di vita, igieniche e alimentari, nei lager, ha scelto di non accettare la proposta di confluire nell’esercito nazifascista -ha spiegato Merazzi -.E quindi anche loro hanno opposto “resistenza”, al pari di chi combatteva sui monti. La maggior parte di loro si è trovata prigioniera di quelli che, sino a poche ore prima dell’armistizio dell’8 settembre, erano alleati. A causa di una serie di errori e leggerezze dei comandanti delle forze armate».

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