Morta ad Auschwitz
Omaggio in ritardo
per Anna Terracina

Mariano L’Anpi voleva ricordare la giovane mamma (che salvò i suoi figli) oggi nella Giornata della memoria

Si sentono in salvo. Anna Maria, sua mamma, il marito e i bambini hanno abbandonato la loro casa e si sono rifugiati in un appartamento distante poche decine di metri, sempre lungo via IV Novembre. Troppo rischioso rimanere in quell’abitazione, con i rastrellamenti in corso. Tra poche ore, hanno deciso, lasceranno anche Mariano, alla ricerca di un posto più sicuro. Ma poi, ecco il lampo, nella testa di Anna Maria: le medicine della nonna. Le hanno lasciate nella vecchia casa.

«Torno subito», dice, e corre in strada. Ma arrivata davanti al portone, le si gela il cuore. La stavano aspettando. «Deve venire con noi, signora», le ordinano i carabinieri. Lei sa che i suoi figli la stanno guardando, dalla finestra del rifugio. Ma non può ricambiare lo sguardo: svelerebbe il nascondiglio. Non si vedranno mai più.

Anna Maria Terracina, ebrea, viene arrestata il 1 dicembre del ’43 nei rastrellamenti decisi dal regime fascista. Il ricordo di quei momenti diventa memoria in occasione della giornata dedicata alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto. Mariano le renderà omaggio con la posa della prima pietra d’inciampo della città, proprio in via IV Novembre, ma non oggi. Nonostante la richiesta avanzata dall’Anpi ormai un anno fa, la concessione dell’autorizzazione da parte del Comune solo in dicembre, ha costretto i partigiani a rimandare l’evento alle prossime settimane.

La storia di Anna Maria è raccontata attraverso le sue stesse lettere: una volta in commissariato, la donna, moglie di Luigi Ventura e mamma di Saul, Emanuele e Miriam, oltre che figlia di Giulia Consoli, manda alla famiglia il suo anello con diamante, ricordo della sua figura, prima di essere trasferita nel carcere di Como e poi di Milano. Vani i tentativi del marito di liberarla: i giorni successivi ha così inizio la fuga della famiglia. Non uniti, ma divisi. Prima Cantù poi Milano e Varese, fino al tentativo di sconfinare in Svizzera, fallito, quindi Pisa.

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