Cronaca / Cantù - Mariano
Venerdì 07 Giugno 2019
Omicidio del nonno di Vighizzolo
Condannato a trent’anni il nipote
Luca Volpe nel marzo 2018 ammazzò a coltellate il nonno Giovanni Volpev
Non l’ergastolo ma, in conseguenza della richiesta dell’imputato di accedere al rito abbreviato, la sua pena sostitutiva, comunque il massimo possibile: è stato condannato in primo grado a 30 anni di carcere Luca Volpe, il 27enne reo confesso dell’omicidio del nonno Giovanni Volpe, 78 anni, ucciso con 19 coltellate nel marzo dell’anno scorso.
Il dolore dello zio
Proprio lui che aveva preso il giovane sotto la sua patria potestà, per provare a indicargli una strada diversa dal dentro e fuori dal carcere. E che era stato ucciso per un rimprovero, dopo aver sorpreso il ragazzo assumere della cocaina.
È stata esclusa dal giudice l’aggravante della crudeltà, espressione giuridicamente più tecnica rispetto all’immaginario comune, che può essere intesa come la presenza di patimenti e sofferenze ulteriori non connesse a quanto strettamente attiene all’esecuzione del crimine. Ma questo è un aspetto che potrà essere meglio illustrato nelle motivazioni della sentenza, che verranno depositate prossimamente. Ieri mattina, in Tribunale a Como, il semplice pronunciamento: sentenza di condanna. Il giudice Carlo Cecchetti ha accolto quasi in toto le richieste del pm Simona De Salvo. Esclusa, oltre all’aggravante della crudeltà, anche l’altra aggravante, sempre presunta, di aver approfittato delle condizioni di minorata difesa del nonno.
Unica aggravante riconosciuta, e non poteva essere altrimenti, quella del rapporto di parentela. Confermata la recidiva sulla base dei precedenti penali di Luca Volpe: rapina, furto, violenza sessuale. Comminati anche, a fine pena, tre ulteriori anni di libertà vigilata.
Alla lettura della sentenza era presente l’imputato, scortato dalle guardie penitenziarie del carcere di Pavia, dove si trova recluso. E anche, per la parte civile, Paolo Volpe: il figlio del 78enne ucciso, nonché zio di Luca. Con lui, la moglie e i legali della famiglia: il penalista Arnaldo Giudici e, per i risvolti civilistici, l’avvocato Marilisa Paltrinieri. «Una vicenda dolorosamente chiusa, non è la condanna a trent’anni - ha affermato l’avvocato Giudici - Penso al mio assistito, Paolo Volpe, figlio e zio. Potete immaginare da voi».
RInuncia alle quote ereditarie
L’avvocato Paltrinieri ha ricordato come Luca Volpe, rinunciando nelle scorse settimane alle quote che non avrebbe potuto comunque ricevere in eredità - parte dell’appartamento di via Monte Palanzone dove è avvenuto l’omicidio e alcuni titoli in banca - ha soltanto anticipato quello che la legge avrebbe poi sicuramente avvallato: l’esclusione dalla successione a causa dell’omicidio. Non sarebbe del tutto esclusa la questione del risarcimento. «Per ora non si pone, perché Luca Volpe non ha nulla - spiega - se fra anni dovesse entrare in possesso, magari con una vincita, di una cifra importante, ci penseremo. Comunque, qualsiasi risarcimento non può sostituire una perdita del genere».
L’avvocato Andrea Bertucci, il difensore di Volpe, aveva chiesto l’assoluzione per infermità mentale, nonostante la perizia psichiatrica disposta dal giudice abbia certificato la capacità di intendere e di volere. Le sue valutazioni sono rimandate alle motivazioni della sentenza. «Comunque - aggiunge Bertucci - presenteremo sicuramente ricorso in Appello».
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