PostePay, truffa e beffa-rimborsi
Da compilare 800 pagine di moduli

La vittima è il professore Fulvio Crivaro. Ai sui danni102 prelievi di pochi spiccioli addirittura dalla Cina

Oltre il danno anche la beffa. Fulvio Crivaro, conosciuto professore di Arosio, anche per il corso di lingua italiana base per stranieri, che gestisce da sette anni, è stato vittima di una truffa on line ma anche della burocrazia. Alcuni giorni fa si è accorto che dalla sua PostePay, erano stati fatti alcuni prelievi. Di piccolissime somme, ma non autorizzati.

«Si tratta di importi di poco più di un euro (1,05 e 1,27) - spiega Crivaro -. Mi servo della carta, saltuariamente per degli acquisti on line, soprattutto abbonamenti a giornali e riviste. Quegli importi, ho poi verificato, non li avevo fatti io e quindi ho provato a capire chi li avesse ordinati».

Per cercare di chiarire la situazione, Crivaro si è recato all’ufficio postale, dove hanno riconosciuto che aveva dalla sua parte la ragione e che quindi poteva inoltrare la domanda per il recupero delle somme.

Ma la sorpresa, dopo la regolare denuncia fatta ai Carabinieri, doveva ancora arrivare. Infatti quando il professore arosiano ha deciso di iniziare la procedura, si è spaventato.

«In Posta mi hanno detto che dovevo compilare un modulo - dice -. E sin qui niente di strano. Quando però me l’hanno consegnato, mi sono accorto che erano ben otto pagine. E al massimo su ogni richiesta, potevo inserire solo cinque operazioni». Alla fine l’arosiano per recuperare le somme indebitamente sottratte, dovrà compilare almeno una ventina di richieste. E si perché, dopo la prima sorpresa, con una trentina di prelievi “anomali”, a seguito di un controllo scrupoloso, con alla mano gli estratti conto, le operazioni sono salite addirittura ad un totale di 102. La somma globale sottratta però è di poco superiore ai cento euro. «Mi sono messo di buona volontà - dice Crivaro - e ho iniziato a compilare le domande di rimborso».

Ma ad un certo punto si è bloccato, per un altro ostacolo. «Sembrerà assurdo, ma lo spazio dove si devono indicare le coordinate della banca dalla quale è partito l’input per il prelievo, è molto limitato -spiega -. È materialmente impossibile farci stare tutti i dati». A quel punto il professore è tornato alla carica all’ufficio postale, per chiedere lumi, nella speranza che ci potesse essere una soluzione più percorribile.

«Mi hanno risposto, sempre con grande gentilezza, che questa è la procedura e così si deve fare, se voglio recuperare quello che mi è stato sottratto - dice, sconsolato, Crivaro -. E che non posso nemmeno accorpare le operazioni eseguite dalla stessa banca. Senza dimenticare che, essendo i prelievi eseguiti, a quello che mi è dato capire, dalla Cina – o da qualche altro paese asiatico -, è anche complicato interpretare i dati».

Lo scoraggiamento, alla fine, ha preso il sopavvento. «Cosa farò? Andrà a finire che probabilmente non compilerò nessuna richiesta -conclude il professore arosiano-. Così vincerà la burocrazia. Penso che quelli che hanno escogitato questa forma di truffa on line, abbiano puntato proprio sulle piccolissime somme, per non destare sospetti e per scoraggiare il truffato dall’inoltrare le domande di rimborso».

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