Vaccinato, ma il Green pass non va
A Cantù il caso di un altro docente

A Como una professoressa è arrivata a chiamare i carabinieri per poter lavorare. Roberto Bruno, insegnante alla scuola per adulti di via Baracca: «Spero si risolva tutto presto»

Lo scorso giugno, come tantissimi suoi colleghi, è andato in via Napoleona a Como, per sottoporsi al vaccino contro il Covid. Ma, nonostante le due dosi di farmaco regolarmente ricevute, è rimasto senza Green pass. E ora non sa cosa accadrà alla ripresa delle lezioni, visto che, senza certificazione, non potrà entrare un classe. Protagonista della disavventura Roberto Bruno, insegnante di Tecnologia nella sede canturina del Centro Provinciale Istruzione Adulti di via Baracca, l’ex Eda, con un passato anche tra i banchi del consiglio comunale, nelle fila di Lavori in Corso.

Il suo non è un caso isolato, anzi. Da queste pagine, solo ieri, veniva raccontata la storia di Michela Fabbricatore, appena assegnata di ruolo a Cassago Brianza, che ha nonostante mille segnalazioni e reclami, a tutt’oggi resta senza Green pass valido, tanto che per entrare a scuola è stata costretta a chiamare i carabinieri.

Prima AstraZeneca e poi Pfizer

Un problema che riguarda molte persone che si sono sottoposte alla vaccinazione eterologa, prima con una dose di AstraZeneca e poi — dopo il cambio delle regole — con un’altra di Pfizer o Modena. Le dosi sono due e quindi permettono di completare il ciclo vaccinale, ma, al momento di erogare la certificazione verde, il sistema informatico non riconosce che sono da sommare, come se si fosse ricevuta per due volte la prima. Roberto Bruno, 59 anni, sta cercando da giorni di risolvere questo intoppo burocratico paradossale, ma finora senza esito.

«Non c’è un interlocutore»

«La cosa peggiore – dice – è che nonostante, a quanto sembra, siano molti a trovarsi in questa situazione, non c’è un ufficio o un interlocutore al quale ci si possa rivolgere. L’uncia strada possibile è inoltrare segnalazione ad Ats, ma poi tutti dicono che la competenza è di qualcun altro, rimandano ad altri numeri». E intanto i cittadini non sanno come uscire da un equivoco kafkiano.

«Non c’è un protocollo univoco – continua – perché qualche collega ha risolto, qualcuno no».

Tra loro il canturino Bruno, che questa settimana si è messo in malattia. «La dirigente (Valentina Grohovaz, ndr) – prosegue – non può agire diversamente, sta applicando la normativa vigente. E anche i sindacati mi dicono che stanno ricevendo molte chiamate».

Lunedì in via Baracca si riprenderà con delle riunioni che si potranno tenere a distanza, quindi il problema non si pone, la presa delle lezioni è posticipata per l’educazione per gli adulti. Ma il nodo Green pass va sciolto e in fretta: «Mi serve per andare al lavoro – sottolinea – non per andare al ristorante o per altro. E la cosa terribile è che io sono regolarmente vaccinato, ma nel caso in cui venissi mandato a casa perché senza Green pass sarei anche considerato assente non giustificato».

«Tampone ogni 48 ore? Così no»

L’unica alternativa, il tampone, da ripetere ogni 48 ore, «ma questa non può certo essere una soluzione – replica Bruno – non posso farmi un tampone ogni due giorni, dati anche i costi. E’ mai possibile che nel 2021 in Lombardia una persona che possiede la certificazione che attesta la vaccinazione non riesca a dimostrare di esserlo? Sono settimane che questo disagio è noto, eppure non si è ancora riusciti a risolverlo».

Silvia Cattaneo

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