Vandalo si appende a “Maestà sofferente”
Freccia piegata per l’opera di Cantù

In piazza Duomo a Milano nessuno si era azzardato a toccarla.

Cantù

È rimasta in piazza Duomo a Milano per tutto il tempo del Salone del Mobile, ad aprile, e nessuno si è azzardato a toccarla.

È arrivata a Cantù e, tempo un paio di notti, qualcuno ha provato quantomeno a rubare, si direbbe, una delle 400 frecce di “Maestà Sofferente”, l’installazione in piazza Garibaldi di Gaetano Pesce. Con il risultato che non ci è riuscito. E quindi, la freccia appare piegata all’ingiù. E la grande installazione, tecnicamente, vandalizzata. Qualcosa che non poteva passare inosservato agli stessi installatori. L’opera, che sembra a suo agio nel contesto di piazza Garibaldi, si ispira alla poltrona “Up5&6” di Pesce, realizzata nel 1969. Una versione alta otto metri e che ha come tema, nella rivisitazione, la violenza contro le donne. La sensazione, tra chi ha curato il montaggio dell’opera - tra questi, Giuliano Caimi - è che l’anonimo ladro o vandalo abbia dovuto contare su un complice che facesse scaletta, per provare a raggiungere la freccia, altrimenti non a portata di mano. In questi giorni, sono state peraltro rimosse le transenne, proprio per volontà di Pesce. Poco si sposavano con la fruizione estetica dell’opera.

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