Francamente la vicenda in sé mi lascia alquanto indifferente: è noto, infatti, a prescindere da qualsiasi propaganda, che al di là del confine la prostituzione sia autorizzata e regolata in modo piuttosto valido (molto interessante, a riguardo, un documentario della TSI di alcuni mesi fa), con buona pace dei nostri "benpensanti" italiani - cattolici e non - i quali, piuttosto che far uscire allo scoperto la questione mediante una seria e ben gestita legalizzazione, preferiscono lasciare tutto in mano al "caso", e dunque alla criminalità (prostituzione in strada o in appartamenti privati, quindi controlli zero).
La differente situazione ticinese, però, non mi sembra porti decine di migliaia di lombardi ad attraversare quotidianamente la frontiera per soddisfare le proprie voglie nei "postriboli" elvetici, quindi non è detto che un manifesto pubblicitario, per quanto esplicito a livello di messaggio, possa fomentare più di tanto la prostituzione. Comunque, se si fosse trattato di un'affissione illegale bene hanno fatto a rimuoverlo.
Affrontando tuttavia la vicenda su un altro piano, da cittadino votante sarei ben lieto di percepire una simile solerzia nel risolvere tutte le questioni di pubblico interesse da parte dei nostri consiglieri comunali (destra, sinistra, "misti"...), in modo particolare quelle forse meno "indecenti" dal punto di vista morale, ma certamente più importanti sotto altri punti di vista. Un esempio? Non ho mai visto consiglieri comunali di alcuna idea politica durante la mia attività di istruttore minibasket al Palazzetto di Muggiò (più giorni a settimana), magari per chiedere a me, ai bimbi o ai loro genitori un parere su cosa ci sia da sistemare di più urgente nell'ambito di quell'ultra-fatiscente struttura.
Mi auguro vivamente che il consigliere Bottone (per parecchio tempo facente parte della maggioranza governativa di Como) e qualche altro suo collega, dopo essersi occupati con tanta prontezza del bene pubblico in ambito morale, possano fare altrettanto sul piano strettamente materiale.
Stefano Rossi
(p.m.) Le ragioni per indignarsi, in questa città, sono mille. E tutte più importanti dei cartelli di Ponte Chiasso. Ma per risolvere i poblemi del Palazzetto di Muggiò non basta un po' di sacrosanta indignazione: servono i quattrini. E Como ormai è alla frutta.
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