Il diritto di critica delle cose che non vanno non esime dal dovere di apprezzamento di ciò che è positivo e vale. La riconoscenza appartiene alla virtù della giustizia, perciò l'atto di riconoscenza diventa un doveroso momento di giustizia. Mi riferisco in argomento alle rubriche di rivisitazione storica della nostra vita comasca, sul vostro giornale. «La Brianza perduta» del martedì, «Como e il passato» della domenica, «Gente comune» del venerdì, la pagina «La Cultura» quotidiana sono, a mio modesto parere, di estremo interesse e utilità. Il cielo sa, anche se la cosa è largamente ignorata dai Nostri, quanto ci sia oggi bisogno in chiave di meditazione e attualizzazione di tali ricordi.
Dopo la lettura, ad esempio, del pezzo dedicato al sindaco Gelpi, diventa d'obbligo l'invito di foscoliana memoria, e dal momento che anche noi comaschi siamo ancora italiani a tutti gli effetti, rientriamo pienamente in tale raccomandazione.
Ing. Isidoro Ronzoni
Il nostro futuro non può prescindere dalla rilettura delle nostre radici. Se vogliamo cercare di capire che cosa stiamo diventando, non possiamo che rifarci a quel che siamo stati, alla nostra storia, a quanto di buono hanno concluso i nostri padri. Ripercorrere le orme di chi ci ha preceduto e non c'è più (anche se qualche superstite cammina ancora al nostro fianco, carico d'anni e di esperienze...) è l'unico modo che conosciamo per raccontare ai nostri figli chi siamo, da dove veniamo.
Non vogliamo rubare il mestiere al sociologo, né ci proponiamo altro scopo che non sia quello della testimonianza. Siamo anche consapevoli che c'è, in quest'operazione, l'insidia sottile della nostalgia, che edulcora la memoria e fa apparire migliori «i bei tempi andati». Quello di diventare «laudatores temporis acti» è un rischio che ci sentiamo di correre, ma nessuno può negare che il sindaco Gelpi appartenga ad un'età dell'oro che questa città rivendica con orgoglio e rimpiange. Rievocando quella stagione felice, suggeriamo un confronto: umiliante per qualcuno, ma salutare per tutti.
Le pagine che lei cita sono fra le più lette. E' il segno che la nostra gente coltiva nella dimensione del ricordo e della gratitudine i suoi sentimenti più veri e profondi. Chissà, forse un giorno riusciremo a riscattarci dalla condizione di servitù in cui il politicume ci ha relegati. Nell'attesa, consoliamoci ricordando un tempo, neppure lontanissimo, in cui questa città era bene amministrata.
Pier Angelo Marengo
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