Vista dalla Padania la gestione delle risorse finanziarie appare levantina, ingiusta e penalizzante. Da quando esiste l'Italia è una sequela senza soluzione di continuità di agevolazioni, regalie, sovvenzioni a favore di Regioni ed aree cosiddette «meno fortunate». L'insopportabile (per chi paga) prassi assistenzialista è talmente radicata che i beneficiari, dopo 150 anni di unità, considerano la sussistenza di Stato un inalienabile diritto, comunque dovuto. Tali elargizioni di pubblico denaro vengono definte "trasferimenti" e sono effettuate sotto copertura delle più fantasiose sigle; madre di tutte la famigerata Cassa per il Mezzogiorno di indelebile memoria. È ciò che Luca Ricolfi nel suo recente saggio definisce "Il sacco del Nord": circa 50 miliardi di euro all'anno (rif. anno 2006) sottratti alle Regioni padane e trasferiti a quelle "meno fortunate" che da sempre sperperano. Si impoveriscono e si penalizzano le zone produttive chiamate ad eterna ed imposta "solidarietà", che già devono reggere la competizione sui mercati globali ed assicurare il traino dell'intiero Paese, per mantenere l'indecente andazzo di quelle perennemente assistite. In tale situazione appaiono giustificate le insofferenze della parte pagatrice del Paese, focalizzate nelle rivendicazioni di Lega Nord per una Padania autonoma, libera di gestire il proprio lavoro e le proprie risorse, per poter fare i necessari investimenti; con l'ardito ed incomprensibile desiderio, per gli usi italiani, di utilizzare i propri soldi, non quelli altrui.
Maurizio Sole
La Padania, oltre che una valenza geografica, ha avuto e ha un valore simbolico se usata come spauracchio secessionista. Un valore di monito, appunto, verso i “saccheggiatori del Nord”: se non la smettete di succhiarci risorse, ce ne andiamo per i fatti nostri. Ogni tanto la Lega se lo dimentica e approva il ponte sullo Stretto di Messina, non obietta al ripianamento delle perdite del comune di Catania, dice di sì al rifinanziamento della dispendiosissima Roma. Ogni tanto invece se lo ricorda, come ha fatto domenica Bossi a Ternate. Perché la minaccia serve a fare incasso politico in un momento di temute perdite. La Padania autonoma è una provocazione, e raccoglie il consenso d'uno stuolo d'arrabbiati indipendentisti, stufi di vivere in uno Stato che chiede molto e restituisce poco. Sono gli stessi scontenti (anzi, ce ne sono di più) che per l'analoga ragione auspicano di diventare cittadini svizzeri. Sanno che non succederà mai, ma desiderano far sapere che gli piacerebbe.
Max Lodi
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