Dopo la breve esperienza "politica" comasca avuta grazie al direttivo dell'associazione legambiente Como, vivo ora giorni più tranquilli senza più "aspettare Godot". L'impegno dedicato alla città in verità non è stato gravoso nè eccessivo, in più si è creato un gruppo di amici che continua anche ora a frequentarsi. Non ho comunque dimenticato i consigli che la nostra associazione diede alla città riscontrando però una sconfitta alle ultime elezioni in Comune di Como. Paratie, Ticosa, pulizia strade, verde pubblico. Tutti insuccessi di questa maggioranza. Tutti insuccessi annunciati. Sulle paratie ci si era mossi sia sui possibili problemi delle crepe (ora qualcuno degli interessati parla, ma allora non ci appoggiò minimamente), mentre sull'utilità e i rischi di allagamenti sotterranei ancora oggi ci sono fortissimi dubbi. Sulla faccenda muro, nessuno poteva immaginare una cosa del genere.
Della Ticosa c'e' poco da dire: affidare a dei palazzinari un'area strategica di questo tipo è un'incoscienza: vedrete i risultati. Conclusione? E' tutto ciò che meritiamo. Penso che la democrazia sia comunque una cosa meravigliosa e questa città ha scelto (scelse e sceglierà) sempre una parte politica (che muta dalla DC palazzinara al polo delle libertà dei commercialisti) che li rappresenta, senza dimenticare che se la maggioranza di una città è di bassissimo livello, lo è di conseguenza la minoranza, e questo è un problema per chi vuole votare un'alternativa. Noi siamo il sindaco, i dirigenti comunali e tutte le istituzioni che governano questa città, noi siamo i giornali che ospitano queste tristi parole senza essere in grado di suscitare una nuova e costruttiva morale che ci porta a cambiare: noi siamo Como.
P.S. qualsiasi cittadino (delle istituzioni o no) si può in coscienza propria escludere da questa generalizzazione. Io sinceramente non mi sento esente da colpe.
Cesare Ambrosone
(gi. gan.) Caro Cesare,
vorrei consolarti: qui non siamo così amari. In questa Como delle negatività non sarebbe difficile farsi travolgere dallo sconforto. Ma a noi piace lottare, piace trovare ogni mattina un motivo per sperare, un tema dal quale ripartire. La passività non ci appartiene, anche perchè la teoria del «tutti colpevoli nessun colpevole» l'abbiamo sperimentata in anni bui e speriamo irripetibili. Il muro l'abbiamo tirato giù, qualche altra schifezza l'abbiamo evitata, qualche politico indegno l'abbiamo mandato a casa. Di sicuro c'è una Como capace di indignarsi e di tenere la schiena dritta. E, lo dico con orgoglio, un giornale che la rappresenta.
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