Ho trovato un volantino nella buca delle lettere, simile a quelli che riceviamo da anni, in cui si chiedono indumenti di cui ci vorremmo disfare.
In questo però si dice che la raccolta viene fatta dal partito dei Poveri (P.D.P.), gruppo di persone che hanno provato cosa significa avere difficoltà economiche. Si chiedono indumenti, scarpe, pentole, elettrodomestici, giocattoli.
La prima reazione è stata di scettismo. Poi, mentre leggevo, sono rimasta spiazzata e subito dopo spiazzata dal mio spiazzamento. Come se sentire parlare di crisi fosse una cosa, ma in fondo non volessimo vedere ciò che davvero sta accadendo. Come se fossimo ancora all'opulenza e allo spreco degli Anni '90. Copio solo l'incipit:
«Siamo un gruppo di persone, operai ed imprenditori che hanno provato cosa significa essere in difficoltà economiche, magari
con famiglia a carico, senza nessun ente, luogo, persona o partito dove rivolgersi per chiedere un aiuto. Abbiamo pensato di fare un partito che si occupasse solo dei poveri, tra i poveri ci sono non solo gli indigenti ma anche persone o famiglie che fino a ieri erano la classe media o benestante che all'improvviso si ritrovano senza nessun sostegno...».
Ilaria Mascetti
Fino Mornasco
La crisi aguzza l'ingegno. E come assistiamo al triste spettacolo di un'umanità dolente che rovista fra gli avanzi dei mercati generali nel tentativo di coniugare il pranzo con la cena, allo stesso modo vediamo i più furbi, temprati alla scuola della sopravvivenza, esibirsi in mille acrobazie e lasciarci stupiti. E anche un po' scettici, come nel suo caso.
Non so dirle quanto quella sigla sia attendibile. Credo però che chiunque abbia avuto l'idea di fondare un «Partito dei Poveri» meriti un plauso e un aiuto: le adesioni non mancheranno.
Certo, meglio sarebbe per tutti se fosse una cosa seria, e non la solita furbata.
Pier Angelo Marengo
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